Lo Stato islamico ha rivendicato l’attacco che ha colpito una base militare Usa nel nord dell’Iraq
Lo Stato islamico ha rivendicato l’attacco che ha colpito una base militare Usa nel nord dell’Iraq, nella località di Makhmur, 60 chilometri a sud di Mosul. Lo ha reso noto il gruppo jihadista attraverso un comunicato fatto circolare sui social media. Nel corso dello scontro a fuoco con le forze Usa un militare è stato ucciso, e diversi militari sono rimasti feriti. I miliziani dello Stato islamico hanno esploso due razzi contro una base dell’esercito nella quale i militari Usa sono impegnati a fornire supporto tecnico e strategico alle forze di sicurezza irachene. La base militare irachena di Makhmur, nei pressi di Mosul, è il luogo scelto dalle forze di sicurezza irachene per concentrare le truppe che daranno il via all’offensiva per liberare il capoluogo della provincia di Ninive, seconda città dell’Iraq e teatro della proclamazione del sedicente califfato di Abu Bakr al Baghdadi nel giugno 2014. La morte del militare statunitense è stata confermata da un comunicato del dipartimento della Difesa, che però non ha specificato l’identità della vittima, morta “in seguito ad un’azione nemica”, assicurando che maggiori informazioni verranno fornite in seguito.
Quella di oggi è la seconda vittima all’interno delle forze statunitensi dal lancio della campagna militare da parte della Coalizione internazionale contro lo Stato islamico nel settembre 2014. Lo scorso ottobre 2105 un altro militare Usa, il sergente Joshua L. Wheeler, è morto durante un raid nella provincia di Kirkuk volto a liberare 70 ostaggi da mesi nelle mani dello Stato islamico. Il mese scorso le autorità di Baghdad hanno annunciato l’invio di contingenti militari a Makhmur per l’offensiva su Mosul. I primi sono giunti nella locale base lo scorso 9 febbraio. I funzionari militari statunitensi in Iraq hanno confermato l’istituzione di un centro di comando congiunto nella zona per accogliere le truppe irachene, i Peshmerga e i combattenti sunniti in un unico campo in vista dell’imminente offensiva.
Secondo quanto ha spiegato il portavoce delle forze della Coalizione internazionale contro il terrorismo, il colonnello Christopher Karfar, l’esercito iracheno ha dispiegato sul campo 30 mila uomini che saranno divisi in otto-dodici brigate, cui si aggiungeranno due contingenti delle milizie curde Peshmerga. Lo Stato islamico, che occupa la città dal giugno del 2014, dovrebbe poter contare invece su circa 10 mila miliziani. Proprio in merito ai lavori per pianificare l’offensiva, il 29 febbraio scorso il segretario alla Difesa Usa, Ashton Carter, ha confermato che gli Stati Uniti forniranno all’esercito iracheno nuovo sostegno per la battaglia per la sua liberazione. Nel corso di una conferenza stampa al Pentagono, Carter ha inoltre precisato la necessità di agire, facendo notare: “Ora la situazione è dalla nostra parte, non più da quella dello Stato islamico”.
Il generale Joseph Dunford, capo degli Stati maggiori riuniti Usa, ha detto che nell’offensiva su Mosul le forze militari irachene potranno contare sullo stesso sostegno avuto in occasione dell’avanzata su Ramadi che ha portato alla liberazione del capoluogo della provincia dell’al Anbar il 28 dicembre. Lo scorso 25 febbraio il primo ministro iracheno, Haider al Abadi, aveva tenuto un incontro con i responsabili della sicurezza per discutere delle operazioni da mettere in campo per liberare Mosul. Le parti hanno discusso di come liberare la città facendo il minore numero possibile di vittime tra forze di sicurezza e i civili. Nei giorni precedenti il comandante delle operazioni nella provincia di Ninive aveva annunciato l’arrivo delle unità militari da impiegare nelle vicinanze di Mosul. (Fonte AgenziaNova).