In Iran i riformisti sostenitori del presidente Rohani vincono anche al secondo turno delle elezioni parlamentari.
I riformisti, alleati della politica di apertura del Presidente della Repubblica Rohani, hanno vinto anche al secondo turno delle elezioni parlamentari in Iran, conquistando 29 seggi. Seguono i fondamentalisti, legati alla Guida Suprema Khamenei, con 21 seggi, gli indipendenti con 16 e i moderati con 2. I dati sono riferiti dall’agenzia semi-ufficiale Fars. In ballo c’erano 68 deputati, ancora mancanti al totale di 290 del decimo Majlis o Parlamento.
Ieri 17 milioni di iraniani erano stati chiamati alle urne nei distretti dove, lo scorso 26 febbraio, nessun candidato aveva ottenuto il quorum del 25% delle preferenze.
Majlis, 115 riformisti, 90 fondamentalisti,ma caos numeri – Con i risultati del secondo turno, apparentemente si completa il quadro del nuovo Parlamento, il decimo Majlis dalla Rivoluzione islamica del 1979: i riformisti dichiarati sono 115 (86 al primo turno e 29 al secondo) , ovvero la maggioranza relativa, e i fondamentalisti certi raggiungono la quota di 90 (69 al primo turno e 21 al secondo). Vi sono tuttavia 85 indipendenti, tra primo e secondo turno, che di volta in volta vengono attribuiti a uno dei due schieramenti principali, ovvero la coalizione pro-Rohani e il raggruppamento dei fondamentalisti, che fanno capo alla Guida Suprema Ali Khamenei. Il loro comportamento rimane decisivo. Ad aumentare la confusione si sono aggiunti poi alcuni cambi di casacca nel secondo turno: quattro candidati fondamentalisti si sono infatti presentati al ballottaggio nella liste dei riformisti, scontrandosi contro candidati ancora più fondamentalisti e conservatori di loro. A seconda di chi legge i risultati del ballottaggio, ad esempio, alla lista dei riformisti vengono attribuiti 29 o 33 seggi, così come ai fondamentalisti 21 o 17. In ogni caso, i sostenitori di Rohani e della politica riformista di apertura all’Occidente escono vincenti dal processo elettorale, anche se non con quella maggioranza schiacciante in cui aveva sperato fino all’ultimo il loro leader Aref, che aveva parlato della necessità di conquistare altri 40 seggi al ballottaggio. Ora i neo-eletti dovranno comunque essere sottoposti a nuovo controlli (anche per eventuali ricorsi) prima di poter giurare tra circa un mese nel nuovo Parlamento. (Fonte: Ansa)