All’Onu si discute la bozza di risoluzione per legittimare l’operazione militare lungo le coste della Libia. Russia e Paesi africani hanno seri dubbi. Intanto, nel caso di mandato Onu, il comando andrebbe all’Italia. Quartier generale l’aeroporto romano di Centocelle.

La diplomazia internazionale discute la proposta europea per fermare l’immigrazione illegale e presentata al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Sulle modalità di intervento continua la discussione tra gli Stati.
In merito all’intervento militare, i Paesi africani membri temporanei del Consiglio di Sicurezza e la Russia, membro permanente con diritto di veto, nutrono molti dubbi.
Su La Stampa di ieri, l’ambasciatore russo all’Onu non ha lasciato fraintendere il no di Mosca ad avallare interventi militari nel Mediterraneo. “Chiediamo di non creare” – ha dichiarato nell’intervista- “le condizioni per una nuova guerra nel Mediterraneo”. Alla domanda sulla possibilità di affondamento dei barconi, il diplomatico del Cremlino ha detto: “Mi sembra decisamente un’esagerazione”.
Mosca tuttavia rilancia un’altra proposta per affrontare la crisi nel Mediterraneo. Si tratta di mettere in moto una missione come quella contro la pirateria in Somalia (missione Atalanta). A capo di quell’operazione ci fu l’ammiraglio italiano Enrico Credendino. Per lui, riporta il Corriere della Sera di oggi, ci sono buone probabilità di dirigere il comando dell’operazione europea sotto mandato Onu. In questo caso, il quartiere generale delle operazioni sarebbe il COI, comando operativo di vertice interforze, che ha sede presso l’aeroporto romano di Centocelle.
Intanto, è arrivata una nota congiunta di sei Paesi per rilanciare l’unità e la riconciliazione nazionale in Libia. Nella nota si legge: “I governi di Francia, Germania, Spagna, Italia, Gran Bretagna e Stati Uniti ribadiscono l’impegno per l’integrità territoriale, l’indipendenza, sovranità e unità territoriale della Libia”.
L’ha ribloggato su Il Raggio Riflesso.