In Kazakistan vince l’uomo di Narzabajev tra proteste e denunce

Elezioni presidenziali in Kazakistan. Vince Tokáyev. Ma l’Osce e le organizzazioni per i diritti civili parlano di irregolarità.

L’unica vera sorpresa di queste elezioni presidenziali in Kazakistan, le prime dopo 30 anni, è la denuncia di irregolarità e brogli da parte degli osservatori internazionali. Il resto è quasi tutto scontato come da copione.

Kasim-Yomart Tokáyev, successore e delfino di Nursultán Nazarbáyev,  ha vinto con oltre il 70% dei voti. Governerà quindi lui la ex-repubblica sovietica. Nazarbayev ha guidato il Paese dal 1991. Da marzo 2019 si è dato il ruolo di padre della nazione e mantiene la sua influenza. Desiderava una transizione tranquilla e, a quanto pare, l’ha avuta. Almeno in parte.

Contro il voto in Kazakistan si sono schierate le associazioni per i diritti civili. Tanto che durante le elezioni sono stati 500 i manifestanti arrestati dalla polizia. Secondo il governo, le proteste sono state organizzate dal gruppo politico estremista “Elezione Democratica del Kazakistan” proibito nel Paese.

I candidati alla tornata elettorale erano sette tra cui, per la prima volta, una donna. Una denuncia di irregolarità arriva anche dall’Organizzazione per la Cooperazione e la Sicurezza in Europa (Osce). L’agenzia governativa rileva che non sono esistite le opportunità di una vera competizione elettorale nel Paese dell’Asia centrale, ricco di petrolio. L’Osce ha anche sostenuto che ci sono stati voti di gruppo e firme false di elettori. Inoltre, molti attivisti hanno denunciato la mancanza di libertà di stampa e il forte controllo statale sui media governativi.

Il Kazakistan ha 18 milioni di abitanti e un Pil pro-capite tra i più alti della regione asiatica. Le ultime elezioni presidenziali risalgono al 1995. Quelle del 2019 hanno visto la presenza per la prima volta di un candidato dell’opposizione,  Amirzhan Kosánov che ha ottenuto un dignitoso 15%. Gli altri erano fantocci dell’ex-presidente. Dopo i risultati molte persone sono scese in piazza gridando ai brogli e alle irregolarità. La percezione di molti di loro è che il risultato elettorale fosse già deciso.

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