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Immigrazione e lavoro minorile

Di fronte agli immensi flussi migratori che l’Europa e tutto il mondo occidentale si trovano a fronteggiare dopo la crisi che ha investito la Siria e l’Iraq e dopo che la lotta al terrorismo internazionale è diventata una vera e propria guerra, alcuni Paesi hanno subito messo in campo iniziative per garantire a tutti un’accoglienza dignitosa, mentre altri hanno eretto muri e barriere alle frontiere. Oltre al Medio Oriente, i Paesi dell’Africa sub sahariana sono quelli più interessati dal fenomeno di migrazione e lavoro minorile; i bambini africani che scappano da situazioni di povertà estrema sono spesso fagocitati dai traffici di sfruttamento dei lavoratori minorenni.

Già lo scorso anno l’Europol, l’organizzazione che garantisce la sicurezza a livello comunitario, ha lanciato l’allarme per circa 10000 profughi minorenni non accompagnati di cui si erano perse le tracce, molto probabilmente adescati da organizzazioni criminali dedite alla pedofilia e alla prostituzione minorile.

Con l’intensificarsi dell’ondata migratoria si è anche assistito ad un aumento esponenziale dei minori che intraprendono da soli il lungo viaggio migratorio che dalle zone di guerra dovrebbe portarli in Europa, dove dovrebbe essere garantito loro un futuro migliore. Questi bambini e ragazzi sono soli perché hanno perso i genitori in guerra, oppure perché i loro parenti non potevano accompagnarli e quindi non hanno nessuno di cui fidarsi e cui chiedere aiuto in caso di pericolo; sono le prede ideali di trafficanti senza scrupoli.   

Molto spesso di questi bambini e ragazzini si perdono le tracce e la maggior parte di loro finisce nelle mani di trafficanti senza scrupoli che li usano per pedofilia, prostituzione e lavoro forzato in condizioni precarie, senza che sia garantito loro nessun diritto e senza nessuna cautela per la loro salute.

I piccoli che vengono costretti a lavorare sono sfruttati in turni massacranti che possono durare 18 ore al giorno, in condizioni igieniche disastrose, a contatto con sostanze molto tossiche che a lungo andare hanno conseguenze molto gravi sul loro sviluppo fisico e intellettivo. Molti sono coloro che vengono avviati alla prostituzione, soprattutto le ragazzine, e i segni di gravidanze precoci e aborti clandestini sui loro corpi lasciano strascichi che si manifestano sotto forma di danni al normale sviluppo dell’organismo e ritardi cognitivi molto seri.

Dei tanti minori che arrivano in Europa, la maggior parte scompare dopo pochi giorni, e molto probabilmente finisce preda di pedofili e criminali che li avviano alla prostituzione, o anche di trafficanti di organi ed esseri umani.

Per le organizzazioni criminali, che traggono profitto sulla pelle dei più deboli e indifesi, l’aumento dei minori non accompagnati è solo una grande occasione di maggiori guadagni; per questi sfruttatori di esseri umani la salute dei più piccoli non conta, conta solo quanto il lavoro dei bambini  farà loro guadagnare.

Sono circa 168 milioni i bambini e gli adolescenti che lavorano in condizioni di estremo sfruttamento e sono impiegati soprattutto in fabbrica e nei campi, senza potere continuare gli studi e senza gli spazi per riposare e giocare come tutti i loro coetanei. Un bambino che viene sfruttato, anche se riesce a fuggire, ha pochissime probabilità di realizzarsi e di costruirsi un futuro dignitoso e facilmente finirà nelle mani della criminalità e in carcere.

I dati dell’ILO dicono chiaramente che più immigrazione vuole dire anche più lavoro minorile, e che più lavoro minorile vuole dire anche che una volta adulti i bambini sfruttati diventeranno loro stessi sfruttatori di altri bambini, in un brutto circolo vizioso molto difficile da spezzare.

Valeria Fraquelli

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