Il ritorno del bipolarismo nel sistema internazionale

E’ in corso una ristrutturazione degli equilibri geopolitici e delle relazioni tra i blocchi. Torna il bipolarismo nel sistema internazionale.

Cosa succede nel sistema internazionale? Come sarà strutturato il futuro ordine internazionale? Sono le questioni al centro delle riflessioni di analisti e esperti di politica internazionale. L’opinione condivisa è che stiamo assistendo a un ritorno del bipolarismo nel sistema internazionale. Quando si consoliderà e come si stabilizzerà questo nuovo mondo a due poli è ancora tutto da vedere. Le scosse di assestamento legate al processo di consolidamento sono però pericolose e possono avere conseguenze pesanti.

Una cosa è certa. La lunga transizione da un equilibrio internazionale a un altro cominciata dopo la caduta del muro di Berlino sta finendo. A trent’anni da quel 1989 che cambiò il volto del mondo, possiamo dire di vivere in un panorama globale destabilizzato. La caduta del muro ha portato un sistema internazionale fumoso, mai ben definito e con spinte centrifughe destabilizzanti. Gli Stati Uniti, allora indicati come la potenza egemone che avrebbe garantito ordine e stabilità, non sono riusciti a mettersi davvero alla guida del pianeta.

Il declino internazionale americano è iniziato dopo la fine della Guerra Fredda, proprio in quel 1989 che portò alla caduta del muro e poi alla riunificazione delle due Germanie. Ora, l’egemonia poco riconosciuta di Washington deve affrontare la sfida della Cina, altro grande leader del teatro globale.

Verso un ritorno del bipolarismo nel sistema internazionale

Cosa succede e come sarà il nuovo ordine internazionale? Ecco i punti salienti da tenere in considerazione:

  • il sistema bipolare si basa su due grandi potenze che esercitano una pressione su tutti gli altri Stati. I due attori, o player, del nuovo equilibrio bipolare saranno Stati Uniti e Cina;
  • la Russia è meno forte e preoccupante di quanto sembra. Il grande Orso euroasiatico attraversa da anni una transizione psicologica. Il suo problema è che deve accettare di essere diventata una potenza di second’ordine, destinata a essere subordinata a una delle due superpotenze. Con 100 milioni di abitanti in meno rispetto ai tempi dell’Unione Sovietica; amputata di vaste aree di territorio a seguito della trasformazione da Urss a Russia; un Pil che è quasi uguale a quello dell’Italia, Mosca non può aspirare a essere grande potenza nel sistema internazionale in via di formazione. E il Cremlino dovrà prima o poi scegliere: o con la Cina o con il blocco euro-atlantico;
  • la partnership tra Russia e Cina è quindi solo di convenienza. Mosca insegue Pechino perché si sente più garantita e per sfuggire alle sanzioni economiche imposte dopo l’annessione della Crimea nel 2014. Per le relazioni Russia e Cina si veda la nostra analisi.
  • Gli Stati Uniti e l’Unione Europea dovrebbero cercare di riportare la Russia nella propria orbita strappandola all’alleanza con la Cina.

La strategia Usa verso la Cina tra Obama e Trump

  • Barack Obama ha messo in atto una strategia di contenimento commerciale della Cina. I due strumenti a disposizione sono stati il TTIP (Transatlantic Trade Investment Partnership) e il TPP (Trans Pacific Partnership). Il primo è un accordo commerciale sull’Atlantico, il secondo sul Pacifico. Nessuno dei due è mai entrato in vigore.
  • Donald Trump deve affrontare una Cina che tenta la strada dell’integrazione asiatica per estendere la sua influenza commerciale e economica. E’ il caso della via della seta. La strategia di Trump è quella di tagliare le ali ai cinesi lungo la linea settentrionale dell’espansionismo cinese, lasciando perdere il continente africano e latinoamericano, terre di conquista economica della Cina. Il presidente Usa ha una sola possibilità: tentare l’avvicinamento alla Russia per separarla dalla Cina. E’ quello che hanno già fatto gli americani negli anni ’70 quando si sono avvicinati alla Cina per separarla dall’Unione Sovietica. Una prospettiva facilitata dopo che il procuratore Mueller ha non ha trovato nessuna prova che compromettesse Trump nel Russiagate. Se la Russia accetta il corteggiamento americano, allora si consolideranno due blocchi, quello cinese e americano. Una prospettiva negativa per l’Unione Europea. Trump teme inoltre che l’Ue possa diventare un appendice della Germania, Paese attrattivo per la Russia, che diventerebbe il terzo incomodo nel bipolarismo Washington-Pechino. Per questo, alla Casa Bianca si guarda con interesse all’Italia, destando preoccupazione l’adesione di Roma al progetto commerciale cinese. Probabile che il governo italiano, in questo contesto internazionale, sarà tirato per la giacchetta da Cina e Usa.

 

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