A Buenos Aires il vertice dei venti Paesi più industrializzati ha rilanciato il tema del multilateralismo in alternativa alle tendenze unilaterali.
Il multilateralismo del G20 emerge nel vertice in corso a Buenos Aires.
La presa di posizione arriva proprio mentre si fa più tesa la relazione degli Stati Uniti con il resto del mondo.
Gli interventi hanno criticato l’orientamento a mettere freni al libero commercio tornando alla gabbia dei dazi alle importazioni. Ogni riferimento agli Usa non era casuale.
Il G20 è il vertice dei ministri delle finanze e dei governatori delle Banche Centrali dei 19 Paesi più industrializzati e l’Unione Europea. Possono partecipare anche i ministri degli esteri.
Il G20 rappresenta i due terzi del commercio mondiale. La difesa del multilateralismo emersa nel summit quindi pesa. E il governo americano dovrà tenerne conto. Non c’era Mike Pompeo, segretario di stato. A partecipare all’incontro nella capitale argentina, il Dipartimento di Stato ha mandato il vice-segretario John Sullivan.
Ma la standing ovation verso il capitalismo non ha riguardato soltanto il libero commercio. Il summit ha toccato anche il tema dell’uscita Usa dall’accordo con l’Iran. Una scelta anteposta al concetto di multilateralismo, che riflette l’isolazionismo degli Stati Uniti di Donald Trump.
Sebbene la riunione sia stata più che altro un’occasione per scambiarsi i punti di vista, Washington deve tenere conto l’orientamento verso cui sta andando il mondo. Il G20 non ha di certo potere vincolante. Le sue posizioni rappresentano comunque un indirizzo da non trascurare. La Casa Bianca non sembra sia riuscita finora a spostare molti Stati sulle sue posizioni unilaterali. Ora avrà un grattacapo in più. Perché il vertice di Buenos Aires dimostra che 19 Paesi (oltre all’Ue) sono d’accordo su mantenere un ordine internazionale che appoggi sul multilateralismo, sul policentrismo. Non c’è spazio insomma per l’isolamento versione 21° secolo sostenuto da Trump.
Ovidio Diamanti