Il lato femminile del terrorismo islamico

Il lato femminile del terrorismo islamico
Il lato femminile del terrorismo islamico

In Europa negli ultimi tempi sta emergendo il preoccupante fenomeno del terrorismo femminile, perché sono sempre di più le ragazze e le giovani donne che si radicalizzano e pretendono di ricoprire incarichi di primo piano nei ranghi del sedicente Stato islamico. Se nella vecchia, e ormai in netto declino, organizzazione di Al Qaeda le donne venivano relegate solamente al ruolo di mogli dei combattenti e madri delle future generazioni di “veri musulmani”, nell’organizzazione dello Stato islamico le donne stanno via via andando a ricoprire incarichi che fino a poco tempo fa erano strettamente riservati agli uomini.

Anche nello Stato islamico le donne non possono ricoprire ruoli di potere e combattere in prima linea, ma sono responsabili della propaganda, della logistica, dei contatti tra i combattenti e del reclutamento di nuovi miliziani e miliziane mentre gli uomini sono impegnati nei combattimenti nelle zone di guerra di Siria, Iraq e Libia.

È la Francia il Paese europeo in cui è emerso per la prima volta questo preoccupante fenomeno di attivismo femminile: il 3 e 4 settembre tre giovanissime donne radicalizzate hanno parcheggiato una macchina piena di esplosivo in pieno centro a Parigi con l’intento di farla esplodere nel momento di massima affluenza di residenti e turisti.

Già nel 2014 si vedevano i primi segni di un aumento dell’attivismo femminile nelle organizzazioni terroristiche di matrice jihadista: venne arrestata in Tunisia Fatma Zouaghi, una studentessa di medicina appena ventenne che curava la propaganda, il reclutamento e la logistica per l’organizzazione Ansar al Sharia, tristemente famosa per essere responsabile di alcuni gravissimi attentati che hanno mietuto migliaia di vittime.

Il grande aumento di donne che vanno a combattere come foreign fighters in Siria e Iraq ha cambiato anche la mentalità delle forze di sicurezza; fino a poco tempo fa le donne non venivano mai considerate pericolose perché giudicate succubi dei loro compagni, ma negli ultimi tempi si sono registrati molti arresti con l’accusa di terrorismo internazionale proprio tra le donne e in alcuni casi le menti di sventati attentati erano proprio ragazze convertite e radicalizzate.

È evidente che fino a quando la propaganda del sedicente Stato islamico prenderà piede nelle menti delle giovani generazioni la lotta al terrorismo internazionale dovrà continuare senza tregua.

Valeria Fraquelli

Leave a Reply