Lo Stato Islamico perde nello stesso giorno il controllo di due bastioni importanti in Siria e Iraq: Deir al-Zour e al-Qaim.
Il 3 novembre 2017 sarà ricordato dai miliziani jihadisti come il giorno nero dell’Isis. Il Califfato di Abu Bakr al-Baghdadi ha perso in un colpo solo due bastioni fondamentali: la città di Deir al-Zour in Siria e al-Qaim in Iraq.
Il primo ministro iracheno Haider al-Abadi ha dato per primo l’annuncio della conquista di al-Qaim. “La città – ha spiegato Abadi- è stata liberata a tempo di record”. L’esercito siriano ha invece reso nota la liberazione di Deir al-Zour.
La conquista delle due città è probabilmente il colpo mortale all’Isis. Dopo il crollo di Raqqa a ottobre, dopo la presa di Mosul lo scorso luglio, dopo la riconquista di Deir al-Zour e al-Qaim non esistono più le principali centrali del potere dello Stato islamico.
Lo Stato Islamico comunque non è morto.
Ora però che le ambizioni territoriali dell’Isis sono svanite, resta da arginare l’ideologia del Califfato, pericolosa e molto influente sui miliziani in fuga che avevano creduto nello Stato Islamico.
Deir al-Zour è stata nelle mani dell’Isis dal 2014. La sua importanza strategica è dovuta alla sua vicinanza al confine con l’Iraq. Secondo la BBC le forze governative di Damasco stanno combattendo in città le ultime sacche di resistenza dei jihadisti.
L’operazione per liberare al-Qaim è cominciata una settimana fa. Hanno preso parte all’assalto militari iracheni, poliziotti, uomini delle tribù sunnite e gruppi paramilitari sciiti, alcuni sostenuti dall’Iran.
L’Isis aveva definito la regione di frontiera tra Iraq e Siria come la sua “Provincia dell’Eufrate“. L’area aveva lo scopo di favorire gli spostamenti di miliziani, armi e beni materiali. La Provincia dell’Eufrate aveva anche il valore simbolico per l’Isis di sradicare ogni linea di confine nella regione mediorientale, andando a smantellare il disegno geografico creato dall’accordo Sykes-Picot nel 1916.
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