Perché non funziona la tregua in Siria in vigore da dieci giorni?

Il cessate il fuoco in vigore in Siria da dieci giorni è vicino alla fine. Per il governo di Damasco è già finito. Per i gruppi dell’opposizione siriana è “clinicamente morto”. Secondo il Segretario di Stato Usa John Kerry non è ancora morto.
Al di là della sorte e dei giudizi sull’accordo per una tregua in Siria, cerchiamo di capire perché l’accordo comunque non sta funzionando e le sue conseguenze.
Ecco quattro punti per tentare di dare una spiegazione:
- Un accordo funziona se affronta il problema centrale della crisi. Nel caso siriano la questione centrale (o meglio una delle questioni) si chiama Bachar al-Assad. Qualunque accordo che punti a dare una svolta in Siria in questo momento può dare i suoi frutti solo se preveda l’abbandono del potere da parte del presidente siriano Assad. Solo così si può auspicare di avviare una transizione per una transizione politica che conduca a un governo pluralista nel Paese.
- Un accordo che conduca a un processo di pace serio deve contenere forti incentivi per le parti del conflitto. Una lezione nel passato ci è stata data dall’accordo di Oslo del 1993. La storica stretta di mano tra Arafat e Rabin con l’avallo di Bill Clinton al termine della firma, non ha permesso di risolvere il conflitto arabo-israeliano. Ciò perché nell’accordo venivano rinviate tutte le questioni fondamentali per le due parti: compresi gli insediamenti dei coloni israeliani nei territori palestinesi occupati nel 1967, questione ancora oggi attualissima. Il cessate il fuoco siriano si ferma allo stop alle armi e alla cooperazione russo-americana. Non va oltre, non ci sono prospettive di sviluppi futuri.
- Servono le forze di terra. Senza queste Assad spadroneggia essendo l’unico presente sul terreno, sostenuto dalle milizie iraniane. Con forze di terra, Assad e l’alleato iraniano sarebbero obbligati a trovare un compromesso. Un accordo “salvaguardato” da militari sul terreno avrebbe più forza politica e autorevolezza. Soprattutto si creerebbe un equilibrio di forze. Inoltre bisogna fornire i gruppi dell’opposizione siriana con armi e missili per la difesa antiaerea. In questo modo potrebbero respingere i raid di Damasco. Quello della fornitura di armi in Siria è stato uno dei principali contenziosi dentro l’Amministrazione Obama fin dal 2012 quando cominciò la crisi siriana.
- Gli Stati Uniti devono cambiare strategia in Siria. In quattro anno di conflitto in Siria, è ormai evidente che siamo alla catastrofe per il popolo siriano ma anche per la politica estera degli Stati Uniti dopo l’Afghanistan e l’Iraq. Mantenendo le distanze e evitando interventi più decisi, Obama ha convinto la maggior parte dell’opinione pubblica araba che gli Stati Uniti, intervenuti militarmente in Afghanistan e bombardata di recente la Libia, si preoccupano solo dei Paesi ricchi di petrolio.
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