Il fallimento della Francia sulle energie rinnovabili

La Francia non raggiunge l’obiettivo stabilito dall’Ue nel campo delle fonti energetiche rinnovabili.

La Francia subisce un duro colpo alla sua immagine di sostenibilità ambientale. I cugini d’oltralpe non hanno raggiunto gli obiettivi fissati dall’Unione Europea sulle fonti di energie rinnovabili. Secondo i dati diffusi da Eurostat, il servizio di statistica dell’Ue, la seconda economia d’Europa non ha raggiunto la quota prestabilita del 23%, fermandosi al 19,1%. Gli altri Stati europei sono invece riusciti a raggiungere l’obiettivo, seguendo strade diverse, che consiste nell’avere una quota di rinnovabili in percentuale al consumo totale di energia del 2020.

Sul fronte delle energie rinnovabili, Parigi contribuisce poco alla transizione ecologica lanciata dalla Commissione Europea. Attualmente, oltre il 70% dell’elettricità francese proviene dalle centrali nucleari. La Francia è il paese europeo con la maggiore dipendenza energetica dalla tecnologia nucleare. Certo, come è noto, questo tipo di produzione non è fonte di emissione di gas serra e, paradossalmente, possiamo dire che è un’energia pulita. Tuttavia, non si può trascurare il fatto che produce residui difficili da gestire e con processi complicati di smaltimento.

Per calcolare gli obiettivi europei 2020 per le rinnovabili si è tenuto conto non solo del settore elettrico, ma anche dei trasporti e dell’industria, in cui il predominio dei combustibili fossili è ancora molto maggiore. L’UE nel suo insieme doveva raggiungere una quota del 20% del consumo finale di energia e ha raggiunto il 22%, secondo i dati diffusi da Eurostat. Quindi, ogni paese aveva il suo obiettivo da ottenere in modo che la somma di tutti i membri dell’UE aiutasse a raggiungere insieme quel 20%.

L’obiettivo nazionale è stato fissato tenendo conto della situazione di partenza di ciascuno Stato più di un decennio fa e delle sue capacità. La Francia ha segnato quella quota del 23% delle rinnovabili, che ha fallito di quattro punti. La Spagna, ad esempio, è stata fissata al 20% ed è riuscita a raggiungere il 21,2%. La Germania ha raggiunto il 19,3% (avrebbe dovuto raggiungere il 18%). La Svezia era il Paese con il target più alto, il 49%, e ha raggiunto il 60%. Segue la Finlandia, che avrebbe dovuto raggiungere il 38% ed è rimasta al 43,8%.

Il nodo della questione è però uno solo. Il tema della credibilità di un Paese all’interno di una forma organizzata, come appunto lo è l’Unione Europea. Parigi ha per sei mesi il ruolo di presidenza dell’Unione Europea. Una responsabilità politica e istituzionale importante. Il biglietto da visita con cui si presenta poche settimane dopo il discorso di Emmanuel Macron al Parlamento Europeo per inaugurare il semestre di presidenza francese è un’inadempienza nel raggiungimento di un aspetto importante nella lotta al cambiamento climatico. Il patto sul clima, lanciato e firmato proprio a Parigi, richiede la piena collaborazione e cooperazione di tutti. Spiace vedere che proprio uno Stato considerato propulsore delle battaglie climatiche non riesca a raggiungere un obiettivo semplice come quello delle fonti di energia rinnovabile.

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