Il disgelo tra India e Cina

Il disgelo tra le due potenze asiatiche apre nuovi scenari nel grande gioco della geopolitica himalayana.

Nel mese di giugno il presidente indiano Nerendra Modi è stato in visita a Washington. Accolto con grandi onori dalla leadership politica degli Stati Uniti, Modi ha portato a casa alcuni accordi sulla tecnologia militare che gli Usa sono soliti riservare agli alleati più stretti.

L’America di Joe Biden vede nell’India l’alleato dell’Occidente capace di controbilanciare la Cina. La scommessa sull’India è una linea bipartisan della politica statunitense. E’ cominciata con Bill Clinton nel suo viaggio a Nuova Dehli nel 2000. E’ proseguita fino a oggi attraverso 4 presidenti, due repubblicani e due democratici.


L’amico americano?

Davvero l’India vuole essere un partner dell’America come molti a Washington vorrebbero? India e Cina hanno avuto forti tensioni diplomatiche che sono sfociate in scontri tra le due potenze asiatiche. L’ultimo in ordine di tempo è avvenuto nel 2020, al confine himalayano in quota. Sono morti 20 soldati indiani e 4 cinesi. Questi scontri avevano rafforzato la cooperazione indo-americana. Gli Stati Uniti hanno organizzato esercitazioni militari congiunte. L’India ha spostato circa 70.000 soldati dalla frontiera con il Pakistan a quella settentrionale con la Cina, ha messo al bando 300 app cinesi, ha lanciato una campagna di controllo fiscale sulle aziende cinesi e ha messo un freno su commercio e investimenti tra i due Stati.


Il disgelo tra India e Cina

Dopo tre anni, il trend dei rapporti tra India e Cina si sta invertendo. La freddezza delle relazioni si sta sciogliendo tanto che l’Economist parla di “disgelo himalyano”. A raffreddare le tensioni ci ha pensato il volume di affari del commercio tra indiani e cinesi. Nel 2021, c’era ancora il Covid, il commercio bilaterale è cresciuto del 43%. Nel 2022, il volume commerciale è aumentato ancora dell’8.6%. Tradotto in termini monetari vuole dire 136 miliardi di dollari all’anno.

India e Cina vicine all’intesa per risolvere la crisi di confine

Con questi indicatori si comprende perché Nuova Delhi e Pechino hanno solo interesse a mettere da parte le loro contese storiche. Nonostante questo, la frontiera sull’Himalaya tra i due Stati è tra le più militarizzate. A febbraio 2021 i comandi militari dei due Stati hanno deciso di ritirare i soldati e istituire una zona cuscinetto senza pattugliamenti dei due Paesi. Ci sono voluti 18 round di negoziati tra le delegazioni militari e mesi di confronti.


Disillusione americana

Questo avvicinamento tra India e Cina non è proprio quello che immaginavano a Washington. I due Paesi stanno mettendo da parte le loro contese storiche. Pertanto, è probabile che l’India, a differenza di quanto pensano negli Stati Uniti, non sarà molto interessata a dare aiuto alle forze armate americane in caso di un conflitto con la Cina su Taiwan.

Il disgelo tra India e Cina cambierebbe l’ossatura dell’ordine mondiale a cui guardano gli Usa e l’Occidente. Nuova Delhi non sarebbe un amico e alleato. Diventerebbe un avversario su tematiche globali come il cambiamento climatico, il commercio internazionale o il debito estero.


Dissuasione interessata

India e Cina hanno solo interesse a proseguire con la deterrenza. Il governo indiano è interessato a ridurre la sua dipendenza economica da Pechino. Sono due le priorità per il presidente Modi: le infrastrutture e l’industria manifatturiera, che dipendono dagli input cinesi. Per esempio il settore farmaceutico con l’industria indiana che acquista il 70% dei preparati e sostanze dalla Cina.

Da parte sua la Cina ha tutto l’interesse a tenere l’India dalla sua parte. Le tensioni degli anni scorsi e gli scontri sulla frontiera himalayana hanno solo ottenuto il risultato di avvicinare di più Nuova Delhi agli Stati Uniti. Inoltre, il rallentamento economico cinese rende molto importante per Pechino avere disponibile per gli esportatori cinesi il vasto mercato interno indiano.


E la cooperazione indo-americana?

Il miglioramento delle relazioni sino-indiane non significa mettere fine alla cooperazione indo-americana. Il governo indiano avrà sempre bisogno di mantenere una buona relazione con Washington e l’Occidente perché ciò gli garantisce una sicurezza davanti all’aggressività cinese. Modi deve giocare in un equilibrio delicato: i suoi buoni rapporti di vicinato con Pechino dipendono dalla buona cooperazione con gli Stati Uniti.

Se questa cooperazione viene meno, Pechino si convincerà di avere un peso maggiore nella sua relazione con l’India. L’Economist esprime bene questo aspetto: “l’India per essere un contrappeso alla Cina deve essere non solo un peso ma qualche volta anche un contro”. E’ una cosa che non va data per scontata. Quello che Henry Kissinger ha chiamato “il grande gioco della geopolitica himaalyana” (Henry Kissinger, The World Order) trova la sua migliore espressione in questa fase della politica internazionale.

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