Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato ieri che Armenia e Azerbaijan hanno trovato l’accordo per il cessate il fuoco nel Nagorno-Karabakh, regione contesa tra i due Stati. Nella dichiarazione per un totale cessate il fuoco c’è scritto che la tregua cominciava alla mezzanotte di ieri. Sponsor principale dell’intesa sono la Turchia e la stessa Russia. Gli armeni, che ambiscono da sempre a avere la sovranità sulla regione, hanno protestato contro l’accordo sotto la sede del loro governo a Erevan. La manifestazione ha causato danni a uffici e saccheggi. A gettare benzina sul fuoco è intervenuto anche il presidente dell’Azerbaijan, Ilham Aliyev, che ha definito doloroso per gli armeni l’accordo perché lui, Alyev, li ha costretti a firmare. Tra tafferugli in Armenia e provocazioni azere, il cessate il fuoco sembra più “armato” che mai. E la credibilità dell’accordo sul filo del rasoio.
Delude e preoccupa il basso profilo della Russia nell’avallare un accordo di tregua che appare sbilanciato a danno degli Armeni ed a favore di Azeri e Turchi assai aggressivi.
Si apprende al riguardo,da notizie di stampa,che gli Armeni sarebbero costretti a cedere la parte meridionale del Nagorno-Karabakh e,addirittura,un corridoio al confine meridionale dell’Armenia che consentirebbe all’Azerbaijan di congiungersi con la provincia-enclave del Nahicevan e quindi con la Turchia,ricevendone ulteriori armamenti e rinforzi.
La Russia sembra purtroppo abdicare al proprio ruolo di guida imparziale ed autorevole della CSI e cedere all’aggressiva interferenza della Turchia,il che non si addice ad una grande potenza globale a confronto con una media potenza regionale.
La posizione UE al riguardo non appare pervenuta alla stampa.
17/11/2020
Nearco7