Un emendamento alla legge peruviana sulle forste mette a rischio la foresta amazzonica. Proteste di ambientalisti e indigeni.
Un recente emendamento alla legge peruviana sulle foreste e la fauna selvatica ha provocato forti reazioni da parte di gruppi ambientalisti e indigeni, che temono possa accelerare la deforestazione nella foresta amazzonica con il pretesto dello sviluppo economico.
L’emendamento elimina l’obbligo per i proprietari terrieri o le aziende di ottenere l’autorizzazione statale prima di convertire terreni forestali ad altri usi. Una modifica che potrebbe legittimare anni di deforestazione illegale.
“Per noi, questo è gravemente preoccupante”, ha dichiarato Alvaro Masquez Salvador, avvocato del programma per i popoli indigeni dell’Istituto di Difesa Legale del Perù.
Masquez ha aggiunto che la riforma crea un precedente preoccupante “privatizzando di fatto” terreni che la costituzione peruviana definisce patrimonio nazionale. “Le foreste non sono proprietà privata, appartengono alla nazione”, ha affermato.
I sostenitori dell’emendamento, entrato in vigore a marzo, ritengono invece che stabilizzerà il settore agricolo peruviano e fornirà agli agricoltori una maggiore certezza del diritto.
Il Perù detiene la seconda più grande porzione di foresta pluviale amazzonica dopo il Brasile, con oltre 70 milioni di ettari, circa il 60% del territorio peruviano, secondo l’organizzazione no-profit Rainforest Trust. È una delle regioni con la maggiore biodiversità del pianeta e ospita oltre 50 popolazioni indigene, alcune delle quali vivono in isolamento volontario. Queste comunità sono custodi vitali degli ecosistemi e le foreste pluviali che proteggono contribuiscono a stabilizzare il clima globale assorbendo grandi quantità di anidride carbonica, un gas serra che è il principale motore del cambiamento climatico.