I pilastri sbagliati dello sviluppo tedesco

Berlino ha annunciato la tassa sugli extra-profitti energetici. La politica tedesca dovrebbe interrogarsi sulla sua strategia di sviluppo economico.

La Germania introdurrà, senza se e senza ma, la tassa sugli extra-profitti delle imprese energetiche. Secondo i calcoli del ministero delle finanze tedesco, la misura fiscale porterà nelle casse statali 65 miliardi di euro. Un “tesoretto” che servirà a imprese e famiglie per difendersi dall’impennata dei costi di gas e elettricità. A Berlino sono ben consapevoli che la Germania corre il rischio di pagare più di tutti le conseguenze della crisi energetica. La politica tedesca dovrebbe interrogarsi sulla strategia di sviluppo economico ormai quasi trentennale. I pilastri sono sempre stati due: importazioni di gas e idrocarburi da Russia e area caucasica; esportazione di beni e servizi a prezzi competitivi nel resto del mondo con una certa prevalenza in Cina. Tutto normale finché i meccanismi della globalizzazione hanno funzionato bene. Nel momento in cui quel motore si è inceppato, i problemi sono emersi tutti di colpo. La locomotiva tedesca che trainava l’Europa potrebbe andare a singhiozzo e creare “code a tratti” sul vecchio continente.

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