Houston non è solo petrolio e gas. La città texana si fa avanti anche nel settore hi-tech, simbolo della Silicon Valley. E sfida San Francisco
Houston lancia la sfida a San Francisco. La città texana è celebre per il settore oil & gas, le sue raffinerie e un’economia metropolitana legata in prevalenza allo sfruttamento e lavorazione di risorse energetiche. Il Texas è primo in classifica tra gli Stati americani per la produzione di energia elettrica. Se si staccasse dagli Stati Uniti diventando un Paese indipendente, sarebbe la quinta economia mondiale.
Il motore di questo sviluppo si chiama Houston. La sua storia di produzione energetica, petrolifera in particolare, risale agli inizi del XX secolo. Per decenni la città ha avuto un’economia dipendente dal settore energetico. Nel nuovo secolo la grande svolta, che ha portato la metropoli Usa al passaggio verso un’impronta economica diversificata. Accanto al settore dominante si è sviluppato il settore chimico, quello medico, quello aerospaziale (grazie alla Nasa). Da ultimo quello della tecnologia informatica, invadendo il campo della Silicon Valley e di San Francisco.
Città quindi in movimento e trasformazione continua. Ogni anno la sua popolazione cresce di circa 100.000 abitanti. L’ultimo censimento del 2010 aveva rilevato oltre 2 milioni di abitanti. Oggi sono sicuramente di più. Una grande metropoli. Che però manca di metropolitana. I texani ti spiegano che è impossibile realizzare una subway a causa delle forti piogge che si infiltrano nel terreno e renderebbero pericolosa l’infrastruttura. Quindi, a Houston va alla grande l’automobile. E’ il principale mezzo di spostamento da un punto all’altro. Indispensabile e inevitabile. Tanto da spingere le amministrazioni comunali a progettare piani regolatori che prevedono un posto auto per ogni cittadino. E che ogni esercizio commerciale abbia un parcheggio.
I grattacieli dominano la downtown. E ospitano i grandi brand delle aziende energetiche. Exxon Mobil, Shell, Reliant Energy, HL&P/Entex, il colosso Hess Corporation per la produzione di gas naturale. Ai confini della città, lontano dall’eleganza del centro, ci sono le raffinerie e gli stabilimenti di produzione e lavorazione, le centrali elettriche.
In questa mono-economia energetica si sono inserite le aziende di tecnologia informatica. Sono cresciuti quartieri di IT in parchi ben tenuti che hanno attirato le società tecnologiche. Questo sviluppo, che porta Houston a fare concorrenza a San Francisco, ha fatto dare alla città texana il soprannome di Silicon Bayou, che indica la palude del delta del Mississippi e Louisiana. L’arrivo delle aziende dalla Silicon Valley ha creato un indotto di lavoro e skills che arricchiscono lo sviluppo locale. Molti informatici di alto livello si sono trasferiti. Così come dirigenti e tecnici di altissima specializzazione. Tra tutti è sufficiente ricordare l’italiano Mauro Ferrari, che ha scoperto tecnologie avanzate nel campo delle nanotecnologie legate alla medicina.
A fare da contorno a questo sviluppo tecnico-scientifico ci sono prestigiose università che contribuiscono alla formazione e alta specializzazione di giovani da tutto il mondo. Tra queste la più celebre è la Rice University, università privata che vanta uno dei più alti finanziamenti al mondo. La Nasa ha portato qui una delle sue sedi. Non a caso Neil Armstrong ha pronunciato la parola Houston quando ha messo il primo piede sulla Luna.
Tra le società tecnologiche arrivate nella città texana ci sono start-up innovative come Hpe, Bill.com da Palo Alto, Microsoft, Accenture. Solo per citarne alcuni. Certo, la città è ancora lontana dai livelli della Silicon Valley. Tuttavia, ha un ambiente economico molto più favorevole. Per esempio sul costo del lavoro e il costo della vita, che qui è il 40% in meno rispetto a San Francisco. Anche il mercato immobiliare è più contenuto. In un post precedente abbiamo scritto di come la città californiana sia oggi irriconoscibile.