Il grande paese sudamericano è tra le migliori economie regionali nonostante l’instabilità politica. Capire il Perù per investire tra storia e opportunità economiche.
La vicenda di Pedro Castillo cavalca l’onda della lunga storia di instabilità politica del Perù, il terzo paese più grande dell’America Latina.
Castillo, presidente peruviano, è stato eletto a giugno 2021. Ha sconfitto la figlia di Alberto Fujimori, un cognome di peso nella politica del paese. Fujimori, controverso presidente dal 1990 al 2000, è stato condannato per reati legati alla corruzione.
Il socialista Castillo segue la scia di Fujimori, che socialista non è. Con lui condivide un’accusa di reati commessi contro lo Stato.
Nella giornata del 7 dicembre 2022, Castillo si appresta a partecipare alla seduta parlamentare dove è in programma il voto di fiducia verso il suo governo.
Anticipa tutti perché prima del voto scioglie il Congresso e indice nuove elezioni. Il gesto gli costa l’arresto. Ai suoi sostenitori costa di più: due morti e decine di feriti durante le manifestazioni di protesta. Il posto di Castillo è preso provvisoriamente da Dina Boluarte.
Nonostante l’instabilità politica, questo immenso paese sudamericano offre opportunità economiche e di investimento notevoli. Le risorse minerarie, il rame prima di tutto, sono la sua ricchezza principale.
Situazione economica e finanziaria
Secondo le stime del Ministero de Economia y Finanzas peruviano, l’economia crescerà ad una media annua del 4,1% tra il 2022 e il 2026. Gli indicatori macroeconomici sono positivi: il Perù ha l’inflazione più bassa della regione sudamericana, il debito pubblico è previsto arrivare al 35,1% del Pil (dati Assolombarda). Inevitabile la frenata economica dopo la vicenda di Pedro Castillo come dimostra questo grafico dell’Economist.

Il Perù ha sottoscritto ad oggi 32 trattati bilaterali con i più importanti stati e organizzazioni al mondo: Argentina, Australia, Bolivia, Canada, Cile, Cina, Colombia, Cuba, Repubblica Ceca, Danimarca, Ecuador, El Salvador, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Giappone, Malesia, Paesi Bassi, Norvegia, Paraguay, Portogallo, Romania, Singapore, Repubblica di Corea, Spagna, Svezia, Svizzera, Thailandia, Unione economica Belgio-Lussemburgo, Regno Unito e Venezuela.
I principali settori della sua economia sono:
MINERARIO
Il settore minerario è uno dei settori strategici a livello economico. Il Perù possiede la più grande varietà di minerali al mondo con ricchi giacimenti di rame, argento, oro, piombo, zinco, gas naturale e petrolio. Il comparto rappresenta la principale fonte di reddito per il paese con un’importate quota di export.
ENERGIA
Il settore dell’energia peruviano si distingue da quello dei principali paesi latinoamericani per un rapporto di riserva di energia (in termini di potenza/capacità totale) tra i più elevati all’interno della regione che permette di garantire dei costi di generazione più economici e durevoli. Il paese sta portando avanti diversi progetti nell’ambito delle fonti energetiche come centrali idroelettriche e termoelettriche, tra i principali si evidenzia il progetto “Masificación del uso de gas natural para el centro y sur del Perú” con un investimento di circa 200 milioni di dollari.
IDROCARBURI
Il settore degli idrocarburi è una delle aree che concentra il maggior numero di iniziative di investimento privato.
COSTRUZIONI
Il settore delle costruzioni è uno dei più importanti e dinamici dell’economia nazionale. La sua crescita si deve all’aumento delle entrate delle famiglie, degli investimenti pubblici-privati e nel miglioramento delle condizioni di finanziamento per l’acquisto di case.
COMMERCIO E CONSUMO INTERNO
Negli ultimi anni la crescita economica del Paese è stata originata in larga parte dalla spesa privata.
AGRIBUSINESS
Iil settore agricolo è in crescita. La grande biodiversità che caratterizza il Perù ha consentito lo sviluppo di diverse colture agricole autoctone interessanti per il mercato internazionale, permettendo al paese di posizionarsi come primo esportatore al mondo di quinoa, asparagi e banane.
PESCA
Il Perù è il principale produttore mondiale di farina e olio di pesce.
TRASPORTI E TELECOMUNICAZIONI
Il Perù ha adottato una serie di misure volte a colmare il deficit infrastrutturale esistente. Nello specifico, le misure messe in campo si concentrano prevalentemente sul versante delle infrastrutture legate al trasporto, all’elettricità, all’acqua e alle comunicazioni, con l’intento di promuovere nuovi investimenti e stimolare la crescita del comparto.
TURISMO
Il Perù occupa un posto privilegiato come destinazione turistica ed è tra i primi luoghi di destinazione preferiti al mondo per l’arte e la cultura, la storia e le bellezze naturali. Le entrate generate dal settore hanno mostrato una progressiva tendenza al rialzo.
Storia del Perù
Quella del Perù è una storia che parte da lontano. Il suo attuale territorio è stato la culla di diverse culture. La città di Caral, per esempio, è la civiltà più antica del continente americano e risale al periodo tra il 3000 e il 2000 avanti Cristo. La città è situata a circa 200 km a nord della capitale Lima. E’ un sito di scavi molto seguito da studiosi e archeologi. Ma la storia del territorio peruviano è legata alla civiltà dell’impero Inca, il più esteso di tutta l’America pre-colombiana.
Gli spagnoli arrivano nel continente sudamericano nel XV secolo, conquistando gran parte del continente. Insediano in America Latina un vicereame che include tutte le neocolonie sudamericane e come capitale scelgono Lima.
Per l’indipendenza dalla Spagna, bisogna aspettare il 1821 quando il Perù si proclama indipendente. Solo tre anni dopo, con la battaglia di Ayacucho, viene siglata formalmente l’indipendenza del Perù da Madrid.
Il movimento di indipendenza latinoamericano è figlio delle guerre napoleoniche in Europa. LO spiega bene Massimo Salvadori nella sua Storia dell’Età Contemporanea (volume I, pag 72 Loescher Editore). La campagna di Spagna di Napoleone Bonaparte spazza via dal trono Ferdinando VII e porta al governo di Madrid Giuseppe Bonaparte. La sua autorità è quasi nulla sulle colonie d’oltreoceano. E’ il momento favorevole atteso dai rivoluzionari anticolonialisti del sud America.
I venezuelani Francisco Miranda e Simòn Bolìvar conducono la campagna di liberazione combattendo contro le guarnigioni spagnole stanziate nel continente. In Argentina è operativo José de San Martìn.
La Gran Bretagna non sta a guardare e appoggia i movimenti. Londra vuole prendere il posto di Madrid nel grande subcontinente americano.
Nel frattempo dopo l’arresto di Napoleone e la restaurazione del Congresso di Vienna, Ferdinando VII torna sul trono di Spagna. Fa un tentativo di riprendere il pieno controllo delle colonie ma si trova alle prese con la rivolta interna di Cadice, il primo tentativo di rovesciare l’Ancien Regime restaurato a Vienna. Ordina la repressione violenta dei movimento insurrezionali ma dura poco. Non è in grado di concentrarsi sulle colonie con la rivolta interna e l’ammutinamento delle truppe a Cadice nel 1820.
De Martìn intanto aveva proclamato nel 1816 al congresso di Tucumàn l’indipendenza dell’Argentina, che includeva le province unite del Rio de la Plata. Da qui ha liberato l’attuale Cile nel 1818 e ha aperto la strada a Bolìvar che con le sue truppe sconfigge gli spagnoli e libera la Bolivia, la Colombia e l’Ecuador dando vita alla Repubblica degli Stati Uniti di Colombia. Nel 1824 la regione del Perù viene liberata con la battaglia di Ayacucho dove si uniscono le forze di Bolìvar e di De Martìn. Nel 1825 nasce sul territorio dell’alto Perù la Repubblica di Bolivia.
L’indipendenza non mette il Perù al sicuro. Nel 1836 la Bolivia invade il paese e crea la Confederazione Perù Bolivia. Nel 1839 il Cile interviene militarmente e riporta la situazione allo status quo ante, liberando il Perù dalla confederazione boliviana. Nel 1845 prende il potere Ramòn Castilla, il primo presidente a dare al paese nel 1860 una Costituzione democratica. Tra il 1864 e il 1865, il Perù è di nuovo in guerra contro la Spagna al fianco di Ecuador, Bolivia e Cile. In gioco ci sono le isole Chincha che Madrid vuole tenere. Nella seconda metà dell’800 si assiste anche a una emigrazione dall’Europa al Perù, quasi 100.000 gli italiani.
Il punto di svolta della politica peruviana arriva all’inizio del XX secolo. Augusto Bernardino Leguìa impone una dittatura nel paese. E’ alla presidenza dal 1908 al 1912. Vi ritorna nel 1919 per rimanerci fino al 1930. Chiama il suo regime Patria Nueva. E’ quello che oggi definiremmo un conservatore populista. Ha il sostegno degli Stati Uniti, tenta una modernizzazione del paese (realizza porti e opere pubbliche) grazie ai capitali americani, ma si concentra solo su centri urbani e coste, lasciando indietro le aree agricole della Sierra.
E’ in questo ambiente politico che si sviluppa l‘aprismo, un movimento rivoluzionario che punta alle riforme sociali e lotta contro l’imperialismo. Si diffonde velocemente in America Latina, ma cambia anche velocemente. Ben presto si sposta su posizioni conservatrici e poi moderate.
Intanto in Perù si formano i leader dell’opposizione a Leguìa. I due nomi che spiccano sono quelli di José Carlo Mariateguì, che muore prematuramente, e Raul Victor Haya de la Torre. Il primo marxista puro, il secondo più ispirato dalla rivoluzione russa e messicana, e dal nazionalismo del cinese Sun Yat-sen. Entrambi sono esponenti dell’aprismo che si diffonde tra operai e ceto medio progressista. De la Torre crea nel 1924 in Messico l’Alianza Popular revolucionaria americana (Apra), da cui i nome aprismo, un movimento rivoluzionario per tutta l’America Latina ispirato alla nazionalizzazione delle terre e delle industrie.
La crisi del 1929 apre per il Perù un periodo complesso e difficile. La stretta economica mette in difficoltà i settori chiave dell’economia peruviana: rame, cotone, petrolio e zucchero. Inevitabile la caduta di Leguìa che viene sostituito dal generale Sanchez Cerro che continua con la dittatura e colpisce duramente l’Apra e l’opposizione.
La politica repressiva porta all’assissinio dello stesso Sanchez nel 1933. Al potere ancora un generale, Benavides, che resta in carica fino al 1939. Dopo di lui il Perù ritorna ad avere un governo civile con il presidente Manuel Prado. Nella seconda guerra mondiale si schiera con gli Usa e dichiara guerra alla Germania nel 1945. Sotto il suo governo torna alla legalità l’Apra che si trasforma in partito del popolo e appoggia alle elezioni Bustamante y Rivero, che viene eletto. Negli anni del suo governo però si scaglia contro l’aprismo che lo aveva sostenuto. Nel 1950 fu destituito e nominato al suo posto un altro generale: Manuel Odrìa, che blocca le riforme e apre al capitalismo interno e straniero. Nel 1956 torna al potere Manuel Prado grazie ancora all’appoggio degli apristi. Nel 1962 il Perù assiste a un golpe militare che porta al potere Fernando Belaunde Terry con orientamenti di sinistra e già sconfitto nelle elezioni del 1956 da Prado. E’ in questi anni che i militanti dell’Apra si ritirano nella Sierra e danno vita alla lotta armata. Nel 1968 i militari rovesciano Belaunde e prendono totalmente il controllo dello stato. Belaunde ha firmato un contratto con una grande compagnia petrolifera americana (Ipc) ed è accusato di avere sacrificato gli interessi nazionali. Il presidente militare, Alvarado, sequestra le proprietà della Ipc e avvia una riforma agraria.
I militari rimangono al potere dal 1968 al 1980. Ritorna quindi alla presidenza Belaunde, questa volta a capo di una coalizione conservatrice. Rimane in carica fino al 1985, travolto dalle difficoltà economiche e dalla guerriglia di Sendero Luminoso, un movimento di ispirazione marxista nato nelle università negli anni ’70- E’ proprio nel 1985 che torna al potere l’Apra con il proprio candidato Alan Garcìa Pérez. Si dimette nel 1988 incapace di affrontare una profonda crisi economica che vede un’inflazione toccare il 1700 per cento alla fine dell’anno.
Sullo sfondo della lotta politica ci sono due movimenti di guerriglia. Sendero Luminoso, di cui abbiamo già parlato e comandato da Abimael Guzman, e Tupac Amaru. Quest’ultimo è stato fondato nel 1982, ha un’ispirazione marxista-leninista, guarda al movimento rivoluzionario cubano ed è comandato da Victor Polais Campos.
Nel 1990 viene eletto Alberto Fujimori, che governa fino al 2000 tra un colpo di stato (fatto da lui stesso nel 1992), una riforma costituzionale che permette per due mandati consecutivi di coprire la carica di presidente, una campagna di sterilizzazione forzata delle popolazioni indigene, uno scontro militare con l’Ecuador per questioni di confine poi risolto con un trattato di pace, un elevato livello di corruzione. E infine le dimissioni a sorpresa trasmesse via fax.
Il tramonto di Fujimori porta al governo Alejandro Toledo Manrique che nelle elezioni del 2006 passa il testimone al socialdemocratico Alan Garcìa. Dopo alcuni governi (Tasso, Kuczynski e alcuni ad interim) viene eletto nel 2021 Pedro Castillo, sostituito nel 2022 da Dina Boluarte.
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