La guerra in Yemen è un conflitto complesso, un mosaiko di battaglie e combattimenti regionali, locali ma anche internazionali perché qui si confrontano potenze come Arabia Saudita e Iran,
Marzo 2015. Il presidente dello Yemen, Abdo Rabbu Mansour Hadi, è costretto a fuggire dal Paese. Lo mettono in fuga i ribelli Houthi, gruppo sciita filo-iraniano. Il movimento Houthi (Zaidi Shia Houthi) è appoggiato anche da settori dell’esercito yemenita fedeli all’ex-presidente Ali Abdullah Saleh.
Dopo la fuga del presidente, l’Arabia Saudita dà vita a una coalizione composta da una decina di Paesi. Obiettivo è riportare al potere il governo internazionalmente riconosciuto di Hadi. La coalizione comprende tutti gli Stati del Consiglio di Cooperazione del Golfo, sunniti, tranne l’Oman. Si aggiungono anche l’Egitto e il Sudan. Infine, arriva il supporto di Stati Uniti e Gran Bretagna.
Cinque anni dopo l’intervento della coalizione targata Riad, la guerra in Yemen non sembra frenare. Il governo legittimo, condotto da Ma’in Abdulmalek, governa dalla città portuale di Aden (individuata inizialmente come capitale temporanea). Gran parte dei territori settentrionali dello Yemen, e la capitale Sana, sono sotto il controllo degli Houthi e dei loro alleati. Ciò nonostante nel dicembre 2017 sia avvenuto il collasso dell’alleanza tra gli Houthi e l’ex-presidente Saleh. Negli scontri perse la vita lo stesso Saleh.
Intanto, nel Paese la situazione peggiora di continuo. La sua capacità industriale e di infrastrutture è stata distrutta. La crisi umanitaria avanza. Così come la fame in diverse aree del Paese. L’instabilità è ovunque, sia nelle aree controllate dai ribelli sia in quelle sotto influenza del governo legittimo.
Un Paese diviso
La storia dello Yemen è quella di una divisione politica e religiosa. Per gran parte del secolo scorso, il Paese resta diviso in due Stati. A nord la Repubblica Araba dello Yemen. A sud la Repubblica Popolare Democratica. I due Paesi si uniscono nel 1990. Sono gli anni del crollo del comunismo e socialismo, e dell’Unione Sovietica. La differenza tra le due metà yemenite riflette la diversa influenza politica del dominio coloniale. L’impero ottomano a nord. La Gran Bretagna a sud. Il nord è culturalmente sotto il peso degli Zaidi, un ramo degli sciiti radicato solo in Yemen. Il sud è per tutto il 19° secolo e per una parte del 20° è sotto l’influenza britannica. Gli inglesi hanno l’interesse commerciale del porto di Aden, da cui controllano i commerci di tutta la regione. Queste differenza tra nord e sud emergono quando la Gran Bretagna si ritira dallo Yemen nel 1967. La parte sud passa sotto l’influenza sovietica e diventa l’unico Stato marxista del mondo arabo.
La divisione è anche religiosa. Gli sciiti, come abbiamo visto, sono radicati nel nord. Qui vive anche una minoranza sunnita. La convivenza non ha mai dato problemi, i matrimoni tra sciiti e sunniti sono stati tollerati così come la preghiera nelle stesse moschee. Questo equilibrio ha funzionato fino all’emergere dell’Islam politico. Che si è manifestato con il partito Islah collegato ai Fratelli Musulmani e il movimento degli Zaidi. La divisione religiosa è diventata così un fattore di tensione, soprattutto con la diffusione del salafismo saudita nelle aree tradizionalmente Zaidi. Da qui la crescita del movimento Houthi.
I fronti di guerra
Gli Houthi combattono da anni una coalizione di avversari eterogenea, composta da Arabia Saudita e Emirati, soldati dell’esercito yemenita, miliziani islamici, gruppi tribali. Nel 2015 sono cacciati in massa dalle zone sud del Paese. Nel 2017 hanno subito attacchi violenti lungo la costa strategica del Mar Rosso. Tuttavia, nonostante i pesanti bombardamenti e gli attacchi violenti delle artiglierie, sono riusciti a mantenere il controllo della regione centro-settentrionale.
La presenza di al-Qaida
Da anni, i miliziani jihadisti combattono in Yemen dopo essere ritornati da Afghanistan e Iraq. Nel Paese è radicata la presenza di al-Qaida, il gruppo terrorista islamico fondato da Osama bin Laden. Al-Qaida è operativo in alcune aree del sud-est e del nord-est.
Il movimento secessionista nel sud
L’unità raggiunta nel 1990 tra i due Yemen non è stata priva di tensioni politiche. Nel 1994 c’è un tentativo di secessione della parte meridionale del Paese. Impresa malandata che non porta ad alcun risultato. Però getta il germe dell’autonomia secessionista e delle rivendicazioni territoriali. Il movimento per un sud indipendente aumenta e raggiunge il suo culmine nel 2007 con la formazione del Southern Movement, un insieme di gruppi e fazioni che chiedono l’autonomia del sud. Questi gruppi, spesso divisi, sono riusciti a creare infine il Southern Transitional Council, una formazione politica composta da leader tribali, esponenti politici, figure militari, alleati con gli Emirati Arabi Uniti. Nonostante questo la comunità internazionale continua a essere ben salda all’unanimità sul principio di un Yemen unito.