Il generale Haftar continua l’offensiva nonostante l’invito a cessare il fuoco per fermare la guerra in Libia. Quali gli equilibri in campo.
La prova di pace russo-turca non dà segnali di fermare la guerra in Libia. Il generale della Cirenaica, Khalifa Haftar, ha rifiutato fin da subito l’invito al cessate il fuoco che Vladimir Putin e Recep Tayyp Erdogan hanno lanciato da Istanbul lo scorso 5 gennaio. Russia e Turchia sono i due principali sponsor delle parti in conflitto in Libia. Mosca sostiene il generale Haftar, il leone di Bengasi, che controlla una buona parte della zona orientale del Paese. Ankara appoggia il governo di Tripoli del presidente Feisal al-Serraj. La tregua deve entrare i vigore il prossimo 12 gennaio. All’orizzonte però non si intravedono molte prospettive di uno stop alle armi. L’esercito di Haftar, sostenuto anche da Egitto e Emirati Arabi, punta a prendere la città di Misurata dopo avere preso il controllo anche di Sirte. A Misurata, fedele al governo di Tripoli, si spara e si combatte nelle strade. E’ da qui che le truppe di Bengasi provano a sfondare verso ovest. Una pace armata, dunque, quella prodotta dai due leader di Russia e Turchia.
La strategia di Putin e Erdogan
Il presidente russo e turco hanno trovato a Istanbul l’accordo sul cessate il fuoco in Libia. I due vecchi volponi della politica internazionale hanno superato le divergenze emerse in Siria e ritrovato in nord Africa una cooperazione simile a quella sperimentata in Siria. Il loro obiettivo è imporre in Libia la pax russo-turca e spartirsi il Paese in zone di influenza data la ricchezza di materie prime nel sottosuolo. Con questa mossa Putin e Erdogan mettono ai margini l’Unione Europea e gli Stati Uniti. E l’Italia?
Roma e l’asse russo-turco
Il legame storico dell’Italia con la Libia è noto. Ragioni storiche, economiche e conoscenza del territorio avvicinano Roma alle coste libiche più di molti altri Stati europei. Il premier Giuseppe Conte ha incontrato nei giorni scorsi Haftar. In queste ore, al-Serraj si trova nella capitale italiana per incontrare Conte a Palazzo Chigi. Il premier italiano ha una gatta da pelare dopo la riunione al Cairo del Ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, con Francia, Cipro e Grecia. Si tratta di Stati che sostengono tutti Haftar. Il Ministro però si è salvato in corner. Perché non ha voluto firmare la dichiarazione congiunta finale che prendeva una posizione severa nei confronti di Serraj. La Libia è la crisi internazionale più delicata per l’Italia.
E a Bruxelles?
L’Unione Europea sulla questione libica appare paralizzata. Non riesce a dare alcun aiuto ai Paesi membri e neppure a prendere la regia diplomatica sulla guerra in Libia. L’unica decisione è stata presa durante il vertice dei ministri degli esteri europei a Bruxelles, che ha stabilito di imporre un embargo sulle armi verso la Libia. Impegno anche a continuare sull’organizzazione della Conferenza di Berlino per mettere allo stesso tavolo tutte le parti in gioco nello scenario nordafricano.