La Francia ha annunciato che sta conducendo attacchi da terra in Iraq contro l’Isis in appoggio all’esercito iracheno. E’ svolta nella lotta allo Stato Islamico.

La Francia del presidente Francois Hollande fa un salto di qualità nella guerra all’Isis. L’artiglieria francese è sul territorio iracheno e combatte i miliziani dello Stato Islamico in appoggio ai soldati dell’esercito iracheno.
E’ almeno dal 20 settembre che le forze dell’esercito francese stanno bombardando i jihadisti con cannoni di grande calibro inviati nelle zone dell’Iraq dove si tenta di cacciare l’Isis e riconquistare il controllo del territorio. Le operazioni militari in queste aree uniscono l’artiglieria di terra francese all’aviazione aerea.
La decisione di spedire cannoni di grosso calibro in Iraq, in vista di possibili offensive militari sul terreno, l’ha presa direttamente il presidente francese Hollande all’indomani della strage di Nizza del 14 luglio, quando un uomo vicino agli ambienti islamici uccide 86 persone entrando con un camion a alta velocità tra la folla del celebre Avenue des Anglais.
Allora si giustificò la spedizione dei cannoni dicendo che erano destinati all’esercito iracheno. Ora si scopre che invece servivano per le forze francesi dispiegate in Iraq.
I lanci di artiglieria pesante contro l’Isis sono avvenuti già almeno in tre occasioni. La prima lo scorso 20 settembre a sud di Mosul, nei pressi della città di Sharqat. Si trattò di un attacco d’appoggio alle forze irachene che stavano cercando di liberare la città dall’Isis.
Il secondo utilizzo di cannoni pesanti è avvenuto il 27 settembre. E’ stato un attacco in piena autonomia contro l’Isis senza collaborazione con altre forze. Il terzo è del 28 settembre. Sempre a sostegno dei militari dell’Iraq.
Nonostante queste operazioni militari, il Ministero della Difesa francese ha specificato che non si può parlare di una offensiva di terra francese. Perché i militari non partecipano in scontri diretti contro i jihadisti. Al di là però delle costruzioni grammaticali della diplomazia internazionale, è difficile pensare che Parigi non stia aumentando il suo coinvolgimento nella guerra all’Isis.
questo lessico costantemente politically correct deforma la realtà. nessuno dice più di essere in guerra, nessuno parla più di vittime civili, nessuno chiama più le cose col proprio nome. Lo previde già dieci anni or sono un grande storico, il Prof.Luraghi, che chiosa il suo bel romanzo “la spada e l magnolie” asserendo che “se la storia diventa politicamente corretta cessa di essere storia e si trasforma in propaganda” e noi (hainoi) stiamo vivendo questo momento di ipocrisia. in Europa non si può usare il termine guerra così come in USA il termine terrorismo se riferito a fatti interni
Giusto. Basta political correctness! Siamo in guerra per sconfiggere il terrore oscurantista. Dobbiamo dirlo e ancora di più farlo. I russi che sono meno ipocriti la fanno e lo dicono. Le vittime civili ci sono come in ogni guerra, chi fugge cerca asilo altrove, ma non gli viene concesso perché lo si mette nello stesso mucchio di chi cerca un lavoro qualsiasi o almeno maggior benessere. Nulla di nuovo sotto il sole, solo questa stupidità chiamata political correctness. Dobbiamo accogliere tutti? Non è possibile. Dobbiamo accogliere chi fugge dalle bombe. Si. Dobbiamo radere al suolo l’Isis? Con ogni mezzo.