Gli accordi commerciali dopo l'elezione di Trump

Che a Donald Trump i grandi accordi commerciali non piacessero è cosa nota a tutti e durante tutta a campagna elettorale il magnate di New York ha sempre ribadito che secondo lui il NAFTA, il TPP  e il TTIP sono pessimi e servono solamente a penalizzare le industrie statunitensi.

Con la sua elezione a Presidente degli Stati Uniti i mercati e le grandi imprese, ma anche i governi, attendono con ansia le prime decisioni di Trump riguardo al futuro di questi accordi; la maggior parte degli analisti economici e commerciali non pensa che il nuovo Presidente arriverà a mettere fine a tutte le intese commerciali firmate con Stati esteri ma che probabilmente negli Stati Uniti verranno varate nuove leggi più protezioniste.

Riguardo al NAFTA Trump ha sempre detto che questo accordo, che vede impegnati Stati Uniti, Canada e Messico in una zona di libero scambio con dazi molto bassi, è una vera e propria truffa che serve solo a fare spostare la produzione delle grandi imprese in Messico, con la conseguente perdita di posti di lavoro negli Stati Uniti.

Con il NAFTA  i tre Paesi hanno eliminato quasi del tutto i dazi nei settori agricolo, tessile e automobilistico; tante grandi aziende del settore automotive hanno spostato la loro produzione in Messico, attirate dal minor costo del lavoro ed è proprio questo che non piace al magnate di New York. Sia il governo messicano che quello canadese hanno invitato il Presidente Eletto ad una serie di incontri per fare il punto su eventuali revisioni dell’accordo senza stravolgerlo o cancellarlo definitivamente.  

Il TPP, accordo di partnership tra dodici Stati che si affacciano sull’Oceano Pacifico,  è secondo Trump un pessimo affare per gli Stati Uniti perché avvantaggia solamente le industrie cinesi che invadono con i loro prodotti a basso costo il mercato statunitense; più volte il tycoon ha accusato la Cina di mantenere artificialemente basso il valore della moneta e di fare dumping sociale e commerciale.

Per quanto riguarda il TTIP, accordo che dovrebbe creare una enorme zona di libero scambio tra Stati Uniti ed Unione Europea, la sua sorte sarà forse peggiore di quella dell’intesa Asia-Pacifico: non piace a Trump e non piace neanche a tanti consumatori europei. In questo periodo, poi, l’Unione Europea deve sciogliere anche il nodo Brexit e tutti gli accordi tra Gran Bretagna e Unione Europea sono tutti da rinegoziare.

Con la presidenza Trump probabilmente saranno favorite le industrie estrattive e del petrolio e anche le industrie farmaceutiche e delle armi da fuoco, mentre saranno penalizzate le industrie delle energie rinnovabili.

Valeria Fraquelli 

1 COMMENT

  1. Credo che questa elezione abbia colto impreparato il mondo no-global che si ritrova un presidente americano che tutti pensano di estrema destra ma allineato con essi su questi argomenti. Dovranno risolvere un dubbio o il mondo no-global è di destra e non se ne è mai reso conto o Trump non è poi così di destra e nessuno se ne rende conto. Quanto al mercato delle armi paventato dal commentatore direi che la politica di disimpegno del neo eletto americano lo indebolisce e non rafforza come invece lo avrebbe rafforzato la Clinton da sempre accesa interventista

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