Georgia nella morsa tra Turchia e Russia

Nel turbolento contesto geopolitico della regione euro-asiatica, la Georgia corre il pericolo di rimanere schiacciata da Russia e Turchia. Questo Paese abitato da circa 4,5 milioni di persone e affacciato sul Mar Nero è situato proprio tra i due giganti che lambiscono i suoi confini a nord (Russia) e a sud ovest (Turchia).

Il tentativo di colpo di stato in Turchia dello scorso 15 luglio e la successiva repressione hanno alzato la soglia di allarme a Tbilisi, la capitale georgiana. Nel Paese caucasico si sono diffusi dopo il fallito golpe turco un clima di insicurezza e la sindrome di un pericoloso accerchiamento di Mosca e Ankara. Il timore di trovarsi nella morsa di Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan è aumentato subito dopo l’annuncio del riavvicinamento turco-russo e l’incontro tra i due presidenti il prossimo 9 agosto a San Pietroburgo.

Stabilità della Georgia a rischio? Lo si vedrà dagli avvenimenti delle prossime settimane. Tbilisi ha mantenuto finora buone relazioni diplomatiche con la Turchia, mentre ha rotto ogni rapporto formale con la Russia di Putin.

Fin dalla sua indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991, la Georgia ha vissuto aspri conflitti separatisti nelle aree dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud. Le due regioni hanno sempre manifestato la volontà di essere indipendenti da Tbilisi fin dalla disintegrazione dell’Unione Sovietica.

Quando Abkhazia e Ossezia del Sud autoproclamarono l’indipendenza dalla Georgia fu l’inizio del conflitto con il governo di Tbilisi. Era il 2008 e la Russia intervenne riconoscendo formalmente gli Stati indipendenti di Ossezia del Sud e Abkhazia. Mosca però si spinse più in là perché arrivo a installare basi militari nei due Paesi, irritando il governo di Tbilisi che ha considerato come un’occupazione la presenza di armi e militari russi nelle sue ex-regioni.

Da qui la rottura delle relazioni diplomatiche con Mosca. Sempre da qui, è comprensibile, la scelta di schierarsi sotto il grande ombrello Nato. Infatti Tbilisi ha presentato la domanda per diventare membro dell’alleanza militare atlantica. Un azzardo geopolitico notevole. E se il governo georgiano puntava a fare arrabbiare Putin e il suo entourage, ci è riuscito benissimo. La Georgia ha firmato anche un accordo di associazione con l’Unione Europea, il primo passo per aspirare a entrare ufficialmente nell’area comunitaria.

In questo contesto, il summit tra Putin e Erdogan il prossimo 9 agosto a San Pietroburgo potrebbe creare un nuovo quadro geostrategico per la Georgia. Analisti e osservatori internazionali sono divisi sugli effetti di questo accerchiamento russo-turco. Secondo alcuni, citati da El Paìs, l’avvicinamento tra Mosca e Ankara avrà effetti limitati. Difficilmente Erdogan uscirà dalla Nato e il quadro geopolitico subirà pochi mutamenti. Per altri invece Putin lavorerà per allontanare la Turchia da Europa e Nato.

Dall’esito di questi nuovi equilibri dipenderà il futuro della Georgia anche alla luce delle sue aspirazioni “atlantiche” e comunitarie. Per ora, il Paese caucasico mantiene una sua immagine di stabilità. Il commercio è cresciuto e i rapporti bilaterali con la Russia stanno pian piano migliorando, soprattutto nel settore turistico dove migliaia di russi amano trascorrere le vacanze.

Sul fronte turco Tbilisi si gioca la partita energetica. Sul territorio turco passa l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceijan e il gasdotto Baku-Tbilisi-Erzurum. Pipeline fondamentali per la Georgia che garantiscono il transito di idrocarburi saltando la Russia e collegandosi all’Europa. Con razionalità, calcolo e pragmatismo la diplomazia e politica georgiana può uscire dalla morsa turco-russa.

Ovidio Diamanti

1 COMMENT

  1. Ci sono però delle inesattezze. 1. Perché chiamare la Georgia paese “transcaucasico”? E’ un paese caucasico e basta. Tutto il suo territorio si trova nelle valli e fra i monti caucasici. Mi domando perché si è scelta tale denominazione. 2. L’Ossezia (meglio Alania) è un paese unico attraverso il quale passano le cime del Caucaso, ma la gente che abita le due regioni ora divise è la stessa, imparentata e per usi, costumi e religione ortodossa, ma non di giurisdizione georgiana. Dividendola si sta facendo la stessa operazione che si è fatta in Sud Tirolo, in Irlanda o nei Paesi Baschi e vi domando: Pensate che il governo georgiano abbia il diritto di dividere la gentea causa delle ROYALTIES del greggio che passerà quando sarà pronto l’oleodotto della BP Caspio-Mar Nero? Certo quando la Georgia era parte dell’URSS aveva a disposizione della sua allora eccellente produzione agricola di tipo mediterraneo almeno Mosca e San Pietroburgo (ca. 15 mio. di consumatori) come mercati per lo smercio alimentare. Con Sa’akasc’vili perduti questio mercati si è trovata davvero nei guai e adesso deve dipendere dagli USA come stato-marionetta. Vi scrivo questo, ma ho già pubblicato di ciò allora mentre ero in Ossezia con la mia collega L. Korotkova (scriveva per OGONJOK) durante i disordini e credo che non si debbano ignorare certe cose.

    • Sulla prima inesattezza ho provveduto a correggere. Anche se in realtà si trattava di un refuso rimasto a causa delle revisioni ripetute del testo. Sulla seconda non comprendo. Nessuno ha scritto di fare divisioni per le royalties petrolifere. E’ stata semplicemente descritta una situazione complessiva senza la pretesa di esprimere giudizi o posizioni lasciando al lettore fare le proprie valutazioni in un possibile contesto geopolitico di avvicinamento per convenienza tra Mosca e Ankara.
      Grazie molte del suo intervento.

  2. Sono convinto che scrivere per essere letti è un lavoro difficile e non sempre lo si conclude senza errori o scivolamenti in ambiti estranei. Penso perciò che Voi non facciate un semplice “copia e incolla” da altre veline, ma scegliate lo scritto per esprimere una Vs. opinione. Non parlo naturalmente di “giudizi” poiché non si può contendere alcunché con uno sconosciuto (al lettore) autore. Voi avete però scritto: Con razionalità, calcolo e pragmatismo la diplomazia e politica georgiana può uscire dalla morsa turco-russa. Dunque un giudizio è implicito in questa esortazione/consiglio/auspicio. Avete anche scritto: conflitti separatisti. Non è esatto nel senso che sono conflitti di RIUNIFICAZIONE. E sapete perché faccio il pignolo su questi termini? Perchè il separatismo ha un senso negativo che, se esiste per chi lo definisce, non esiste per chi vi combatte. Eva Klotz era una separatista? E Giuseppe Verdi quando richiese la cittadinanza francese o Pasquale Paoli in Corsica? Mi scuso se sono stato prolisso, ma ho tentato di non dare adito a ambiguità.

    • La ringrazio per le precisazioni, servono a capire meglio le questioni, gli errori e i punti di vista diversi (guai se non ci fossero). Riunificazione e separatismo, al di là delle sofisticate definizioni terminologiche, sono due rovesci della stessa medaglia. Per uno che si vuole riunificare ce n’è un altro che non si vuole separare. I sostenitori della riunificazione spesso minoranza nello Stato da cui desiderano distaccarsi aspirano a diventare maggioranza unendosi a un altro Paese. Il punto centrale della questione è se sia ancora valido o meno il principio della nazionalità. Pur ammettendo di applicarlo (come fecero in parte a Vienna nel 1814) ci sarà sempre qualcuno scontento che aspirerà a mutare lo status quo. Diventa fondamentale capire la via d’uscita. Che può essere proprio il modello dell’autonomia territoriale, un processo di rinnovamento amministrativo che senza portare a amputazioni territoriali possa garantire forme autonome di governo. Quando si “consiglia” alla Georgia (il consiglio non è un giudizio ma un parere che forse siamo ancora liberi di esprimere) di giocare su pragmatismo e altro per evitare la morsa turco-russa si lascia spazio a tutte le strade possibili. Una di queste potrebbe essere un accordo coi russi (le condizioni politiche ci sarebbero) al fine di stabilizzare la situazione osseta, un dialogo maggiore coi turchi e i russi sugli accordi economici e commerciali (molti russi e turchi frequentano per turismo la Georgia), una cooperazione rafforzata contro il terrorismo da cui la Georgia non è immune. Non c’è insomma solo un problema di indipendentismo (separatismo o riunificazione!) di alcune regioni, c’è molto di più. Comunque ringraziamo perché questi approfondimenti servono molto per capire meglio e migliorare l’analisi.

      • Ritorno appena da Dushanbé e leggo la Sua risposta al mio ultimo commento. A parte il mio bias sulla numismatica (una medaglia ha 2 facce, magari, ma non 2 rovesci) che mi perdonerà, insisto sul fatto che Ossezia del sud e Ossezia del nord valevano come divisione AMMINISTRATIVA al tempo dell’URSS (più o meno come per la Crimea), ma con lo scioglimento dell’URSS non ha più ragion d’essere (come il confine fra Tirolo del sud e Tirolo del nord non h< più ragion d'essere visto che c'è il trattato di Schengen e che l'Alto Adige-Sud Tirono è una regione autonoma) e non riesco a vedere chi dovrebbero essere questi sostenitori della riunificazione spesso minoranza nello Stato da cui desiderano distaccarsi che aspirano a diventare maggioranza unendosi a un altro Paese. Maggioranza dove? Si parla di famiglie divise: Un nonno nell'Oss. d. Sud e una nonna nell'Oss. d. nord e simili. Se nel 1814 si procedeva in un certo modo, 2 secoli dopo è cambiato moltissimo e dunque il suo accenno è anacronistico. Accordo coi russi sull'Ossezia e su quali basi? La Fed. Russa insiste sul referendum sull'indipendenza e successiva federazione dell'Oss. d. Sud col resto della Sua terra che fa parte della Fed. Russa. Che cosa ha la Georgia da offrire agli Oss. d. Sud? Niente e dunque basta che si accordi con la BP in qualche modo, visto che già si è accordata per portare il "rubinetto" terminale dell'oleodotto a Poti sul Mar Nero per evitare penetrazioni in territori della Fed. Russa… Salutissimi.

        • Grazie per l’approfondimento e la precisazione. I rovesci erano usati volontariamente per rafforzare l’immagine che riunificazione e separatismo sono l’uno il rovescio dell’altro. Forse andava virgolettato per far comprendere meglio.

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