Il premier turco Erdogan rimane da solo a tenere in mano il cerino che lui stesso ha acceso. La sua condanna di Papa Francesco per aver definito “genocidio” il martirio armeno di un secolo fa, ha fatto incassare al Pontefice la solidarietà e l’appoggio di autorità politiche e religiose. Il presidente islamico della Turchia aveva condannato le parole di Papa Francesco sul genocidio armeno del 1915-16 e lo ha “avvertito” di non “ripetere questo errore“.
Gli Stati Uniti hanno difeso le parole del Papa: “Il presidente Obama e altri alti esponenti dell’amministrazione hanno più volte riconosciuto come un fatto storico che 1,5 mln di armeni furono massacrati negli ultimi giorni dell’impero ottomano e che un pieno, franco e giusto riconoscimento dei fatti è nell’interesse di tutti”. Così la portavoce del Dipartimento di Stato Usa Marie Harf.
Il Parlamento europeo ha approvato per alzata di mano una risoluzione che riconosce il genocidio degli armeni, rende omaggio alle vittime, propone l’istituzione di una giornata europea del ricordo e deplora ogni tentativo di negazionismo. Passa anche un emendamento che “elogia il messaggio” di Papa Francesco.
Il patriarca siriaco di Antiochia e il vescovo armeno di Aleppo pronunciano anch’essi la parola ‘proibita’ dalla Turchia e pronunciata da Papa Francesco per descrivere il massacro degli armeni ad opera degli ottomani compiuto cento anni fa.
Infine, l’Arcivescovo cattolico di Armenia, Russia e Georgia ha consegnato a Papa Francesco un lungo dossier di oltre 1100 pagine sul genocidio degli armeni.
Secche le repliche della Turchia che non arretra di un centimetro la linea dell’intransigenza verso chi parla di genocidio armeno. La Turchia ha risposto duramente all’Europarlamento affermando, in una nota del ministero degli esteri, di “respingere al mittente” la mozione, “un esempio senza precedenti di incoerenza in tutti i suoi aspetti”
L’ira turca non si placa. A rincarare la dose, dopo le parole di papa Francesco sul genocidio degli armeni, è il premier turco Ahmet Davutoglu. Che ha accusato oggi il papa di aver aderito al “fronte del male”.
Gli oltre 100.000 armeni che lavorano in Turchia non sono cittadini turchi, “li potremmo espellere anche se ancora non lo abbiamo fatto”: lo ha detto il presidente turco Recep Tayyp Erdogan citato da Today Zaman e Hurriyet. La minaccia di espulsione, nota Zaman, non è nuova: Erdogan l’aveva paventata già nel 2010.