L’azzardo di Macron ha funzionato. Pur avendo favorito le forze della sinistra, il presidente francese ha indebolito il Rassemblement National di Marine Le Pen dopo solo un mese dalle elezioni europee.
Inaspettata e inattesa, l’affermazione elettorale della sinistra francese, riunita nel Fronte Nazionale Popolare (Nfp), cambia gli assetti della politica francese ma anche di quella europea. Il successo del blocco delle sinistre in Francia si unisce a quello dei laburisti in Gran Bretagna lo scorso 4 luglio. Francia e Gran Bretagna mandano un segnale importante al resto d’Europa: “c’è vento di cambiamento in corso”.
Cosa sta succedendo davvero nel vecchio continente? Siamo davanti a una rinnovata consapevolezza degli elettori che si riconoscono nei valori progressisti e respingono le diverse espressioni del conservatorismo europeo? Oppure è una questione di opportunità temporanea. La prima riflessione è quindi quella di chiedersi se è in corso una trasformazione sociale e politica della società francese e britannica. Lo vedremo nei prossimi mesi su come reagiranno gli elettorati davanti a scelte “più a sinistra”.
Ma veniamo al voto francese di questo secondo turno elettorale. Grazie allo sbarramento repubblicano, i francesi hanno difeso i valori democrazia relegando il Rassemblement National, il partito di Marine Le Pen, al terzo posto. Ora che ha vinto, la sinistra deve essere all’altezza delle proprie responsabilità.
I francesi, come scrive nel suo editoriale su Liberation il giornalista Paul Quinio, “hanno dimostrato ancora una volta una maturità politica eccezionale mobilitandosi massicciamente (il tasso di partecipazione è stato molto alto) per difendere questi valori repubblicani ereditati dall’Illuminismo che hanno fondato la nostra democrazia”.
La paura che quei valori siano sotto minaccia del Rn, ha spinto la Francia democratica a votare per le forze repubblicane e a dire no a un governo di estrema destra.
Dietro questa scelta c’è molto di più: i francesi hanno respinto l’idea di una Francia xenofoba e chiusa su se stessa, dove lo Stato di diritto sarebbe stato senza dubbio gradualmente eroso. Sempre citando Paul Quino: “I francesi, di sinistra, di centro, di destra, che hanno rifiutato di vedere l’estrema destra prendere il potere, hanno, in un certo senso, salvato l’idea che la maggioranza ha della Repubblica”.
Il successo della gauche francese è figlio della strategia del presidente Emmanuel Macron. Il capo dell’Eliseo ha fatto una scelta azzardata ma che ha dato i suoi frutti. Non sappiamo se è stata studiata a tavolino dagli sherpa dell’Eliseo o è nata da un piano ben studiato dello stesso Macron.
Fatto sta che la scelta di sciogliere il Parlamento dopo l’esito delle elezioni europee, che aveva premiato Le Pen e Bardella, ha funzionato. Nel giro di un mese il presidente francese ha rovesciato gli equilibri elettorali: il voto al Parlamento Europeo sembrava aprire la strada al Rassemblement National; dopo un solo mese l’estrema destra francese è arretrata. Macron ha sfidato Le Pen e ha avuto ragione. Per farlo ha sacrificato il governo dove il suo partito aveva la maggioranza. Come nel gioco degli scacchi, ha sacrificato l’Alfiere per fare scacco matto al Re, o sarebbe meglio dire la regina in questo caso specifico.
Ora si apre per la Francia una situazione di incertezza e instabilità governativa. Nessuno ha raggiunto la maggioranza assoluta. Sta al senso di responsabilità del fronte repubblicano, composto dalle forze di sinistra e da quelle moderate che sostengono Macron, lavorare insieme per garantire stabilità e governabilità. Forse ora più che mai, lo slogan che fu di Macron deve diventare più che mai attuale: En Marche, ma tutti insieme viene da aggiungere.