La fine degli accordi di Oslo e delle speranze di pace

Il percorso di pace in Medio Oriente è finito. L’Olp rifiuta gli Usa come mediatori e vuole ritirare il riconoscimento di Israele. Stati Uniti tagliano metà dei fondi all’agenzia Onu per la Palestina.

Gli accordi di Oslo sono morti sotto i colpi del riconoscimento di Gerusalemme capitale di Israele. Lo strappo del presidente Usa Donald Trump ha creato il terremoto politico che non avremmo voluto vedere.

Il Consiglio Centrale dell’Olp (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) ha chiesto al presidente Abu Mazen e al suo Comitato Esecutivo di ritirare il riconoscimento di Israele come Stato. E di non considerare più valido il periodo di transizione per la costruzione del percorso di pace stabilito con gli Accordi di Oslo del 1993. “Per i palestinesi la questione è chiusa. Non ci sarà più una transizione per aspettare decisioni che non hanno portato a nulla”, ha dichiarato al quotidiano spagnolo El Paìs Nabil Shaath membro dell’Olp.

Il messaggio che i palestinesi mandano al mondo è chiaro. Basta con l’attesa e con le umiliazioni. E stop alla mediazione americana. Il leader palestinese ha già ripetuto in diverse sedi che i palestinesi, e con loro anche gli altri Stati arabi, non riconosceranno più il ruolo di Washington come mediatore nella questione arabo-israeliana. Se non è una morte cerebrale degli accordi di Oslo e Washington e del lavoro fatto negli anni successivi poco ci manca.

La strategia palestinese punta quindi a abbandonare il negoziato con la mediazione Usa. Il progetto dell’Olp è quello di percorrere la strada delle conferenze internazionali. Seguendo in sostanza il modello francese lanciato dall’ex-presidente Francois Hollande e ripreso da Emmanuel Macron. La proposta palestinese è di organizzare una grande conferenza di pace che includa Russia, Cina ma soprattutto Unione Europea, Lega Araba e Movimento dei Paesi Non Allineati. Si riparte in sostanza dalla Conferenza Internazionale di Madrid del 1991. Ed è a quello spirito a cui gli arabi vogliono ritornare.

Le speranze palestinesi ricevono però una batosta dagli Stati Uniti proprio mentre annunciano la loro svolta rispetto al percorso avviato con gli accordi di Oslo. Donald Trump ha comunicato il taglio dei fondi all’Unrwa, l’agenzia dell’Onu che assiste i profughi palestinesi. Su 125 milioni di dollari che gli usa avrebbero dovuto versare, sono arrivati solo 60 milioni. I rimanenti 65 milioni sono stati tagliati. Trump aveva minacciato i palestinesi di tagliare i fondi se non fossero tornati al tavolo del negoziato con Israele. Una proposta che assomigliava molto alla pistola fumante puntata alla tempia.

Ovidio Diamanti

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