Il presidente uscente ha ridotto i poteri del Parlamento, abolito la figura del premier, incarcerato 160.000 persone. Tutto quel che c’è da sapere sulle elezioni turche.
Recep Tayyp Erdogan, il leone di Istanbul, ce l’ha fatta un’altra volta. Con quasi il 53% dei voti vola verso il traguardo della rielezione, staccando il principale avversario Muharrem Ince (si è fermato al 30%) di oltre 20 punti percentuali.
Ma la Turchia si spacca in due. Con l’89% di affluenza, il presidente uscente si afferma di poco e grazie all’alleanza con i nazionalisti del Mhp, ritenuti i veri vincitori di questa competizione elettorale.
Ince ha riconosciuto la vittoria elettorale di Erdogan, pur non risparmiando critiche: “La competizione elettorale non è stata equa”, ha spiegato. Poi ha aggiunto che la Turchia sta entrando in un periodo storico pericoloso con un uomo solo al potere.
Intanto, per Erdogan non si prospetta un futuro roseo. Le elezioni hanno provato ciò che tutti sospettavano: la Turchia è un Paese spaccato a metà e con un’economia che affronta una situazione di crisi. La lira turca negli ultimi due mesi ha perso circa il 20% del proprio valore. Sarà difficile per il neo-eletto presidente sessantaquattrenne risollevare l’economia di un Paese diviso in due. E con il peso di 160.000 persone incarcerate dopo il tentato golpe di luglio 2016.
Il voto presidenziale in Turchia
Erdogan: 52,55%
Ince: 30,7%
Demirtas: 8,4%
Aksener: 7,3%
Cosa prevede la riforma costituzionale di Erdogan
Lo scorso anno un referendum sulle riforme costituzionali è passato grazie al voto favorevole del 51% degli elettori.
La riforma prevede nuovi poteri per il presidente della Repubblica:
- nomina di altissimi funzionari e componenti del governo come i ministri e i vice-presidenti dello Stato;
- intervenire nel sistema legale del Paese;
- imporre lo Stato di emergenza;
Gli analisti sostengono che il nuovo meccanismo istituzionale imposto da Erdogan manchi di forme di controllo sul presidente e di equilibrio di poteri. Secondo Erdogan, questo accresciuto autoritarismo gli darà più poteri per combattere contro i ribelli curdi presenti nel sud-est del Paese e per risollevare le sorti economiche della Turchia.
Erdogan è stato primo ministro della Turchia per 11 anni. Nel 2014 è diventato presidente. La sua riforma costituzionale gli dà la possibilità di candidarsi per un terzo mandato dopo questo che scadrà nel 2023. Quindi potenzialmente, Erdogan potrebbe rimanere al potere fino al 2028.
Il voto a Erdogan nelle province turche
Il voto parlamentare in Turchia
Ak Party 42%
Chp 23%
Hdp 12%
Mhp 11%
Lyi 10%
L’alleanza che ha sostenuto Erdogan (Ak Party e Mhp) ha ottenuto il 53% dei voti, assicurandosi 343 seggi nel Parlamento. Interessante invece il voto del partito filo-curdo Hdp che ottiene 67 seggi. Al principale partito di opposizione Chp vanno 190 seggi.