Europa e Stati Uniti hanno definito una farsa le elezioni russe. Pur condividendo l’opinione che il capo del Cremlino fa ciò che vuole e come vuole in Russia, non si ottiene l’87% dei voti solo con brogli, terrore e annientamento dell’opposizione. Il voto russo mostra che Vladimir Putin ha una base di consenso molto alta tra i suoi cittadini (o sudditi se può piacere).
Il successo elettorale di Putin si spiega con un altro fattore. I russi non hanno mai conosciuto la democrazia. Certo l’hanno vista all’estero dove hanno proprietà o andavano in vacanza. Ma non l’hanno mai vissuta in casa, assimilando gli anticorpi di un sistema democratico, sperimentando l’equilibrio dei poteri che ci ha insegnato Montesquieu, attuando Costituzioni democratiche. Parliamo di un Paese che ha abolito per ultimo in Europa la servitù della Gleba, che è passata da una monarchia come quella zarista alla dittatura sovietica, salvo una breve parentesi di governo “borghese”, per approdare, dopo il caos post-sovietico e passando per Mikhail Gorbaciov e Boris Yeltsin, al putinismo.
In un simile quadro storico si capisce perché i russi considerano Putin il meglio che gli potesse capitare. Per loro la società russa attuale è un sistema democratico. Non si pongono il problema dell’espansionismo russo o della realpolitik del Cremlino. L”importante è raggiungere gli obiettivi.
Tutta la storia russa dell’ultimo secolo va in questa direzione. Nel 1939 Stalin non si fece scrupoli a firmare un trattato con la Germania nazista (il patto Molotov-Ribbentrop). La realpolitik russa sarebbe piaciuta a Nicolò Machiavelli. Se c’è uno Stato che ha applicato alla lettera il principio che il fine giustifica i mezzi, questo Stato è proprio la Russia. E l’ultimo principe russo machiavelliano è proprio Putin.
Il presidente russo farà pesare in eventuali negoziati il peso politico ottenuto nelle elezioni. Non sappiamo quali intenzioni abbia per il futuro. Ha comunque aperto una porta quando ha dichiarato dopo i risultati elettorali che la Francia può ancora giocare un ruolo per una soluzione negoziale. La dichiarazione ha un valore politico non da poco. Perché Emmanuel Macron aveva parlato di inviare truppe di terra in Ucraina. L’ultimo zar di Russia si sceglie anche chi deve dirigere il negoziato.