E’ cominciato l’attacco turco alla Siria settentrionale

La Turchia attacca in Siria. Raid dell’esercito di Ankara lungo la frontiera. Uccisi diversi civili. Trump: Usa non appoggiano intervento militare turco.

L’attacco della Turchia alla Siria settentrionale è cominciato. L’operazione militare punta a annientare le forze curde nel nord-est siriano. Finora ci sono diverse vittime tra cui civili. Secondo quanto riportano i media internazionali, i caccia e l’artiglieria di Ankara hanno condotto raid sulle zone di Ras al-Ayn e Tal Abyad. Entrambe alla frontiera turco-siriana. Entrambe punti di accesso alla Siria settentrionale per l’esercito di Recep Tayyp Erdogan. Qui sono stati colpiti obiettivi delle forze curde dell’Ypg. Fonti militari turche, citate dall’Ansa, dicono che le forze di terra dell’esercito turco entreranno nella Siria del nord-est per condurre l’operazione “Fonte di Pace”. L’ingresso però avverrà solo dopo l’eliminazione di “fattori di rischio”, consistenti negli avamposti difensivi curdi. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che gli Usa non appoggiano l’intervento militare della Turchia. Il leader americano ha auspicato che il governo di Ankara rispetti e protegga dopo l’invasione siriana le minoranze religiose, inclusi i cristiani, i civili e garantisca che non ci sarà una crisi umanitaria. Erdogan, ha detto Trump. deve ora assicurare che rimangano in prigione tutti i miliziani dell’Isis catturati dai curdi e che non avvenga una rinascita dello Stato Islamico. Intanto, l’Isis ha rivendicato una serie di attacchi avvenuti contro le forze curdo-siriane nelle ultime 24ore, soprattutto nella zona di Raqqa.

Nei giorni scorsi la Turchia stava preparando l’attacco alla Siria settentrionale. Se fino ai giorni scorsi non era più una questione di se ma solo di quando, oggi il dubbio si è dissipato. I primi passi dell’operazione militare turca sono cominciati subito. Ankara ha inviato rinforzi militari al confine. Le forze armate turche hanno dichiarato che lunedì sera, 7 ottobre, sono stati inviati ulteriori rinforzi alle sue unità di stanza al confine siriano. Questi rinforzi includono forze speciali, veicoli da trasporto di truppe e veicoli militari corazzati che sono andate sul confine siriano attraverso la regione di Kilis.

Nella notte tra il 7 e 8 ottobre, l’artiglieria turca ha colpito la regione nord-orientale siriana al confine con l’Iraq. L’agenzia governativa Sanaa di Damasco mostra foto e video dei bombardamenti avvenuti nei pressi del valico frontaliero di Simalka, tra Iraq e Siria. Il valico è corridoio vitale per i rifornimenti militari e logistici della coalizione anti-Isis a guida Usa e per le forze curdo-siriane. L’annuncio non è stato confermato dai turchi.

“I curdi sono pronti a rispondere a qualsiasi tipo di attacco perché le forze democratiche curde sono nate per difendere il popolo curdo. Dopo l’Isis i curdi resisteranno anche all’attacco dello Stato turco”. E’ la dichiarazione di Dalbr Issa, comandante delle Ypj (Ypj, rpt), le unità femminili delle milizie curde nel nord della Siria, a margine di un’audizione a Montecitorio. Ha poi invitato la comunità internazionale e il Parlamento italiano a impegnarsi per una conferenza di pace che sia una soluzione per tutti.

Fonti della Casa Bianca e media internazionali parlavano nei giorni scorsi di operazione imminente. Nella notte del 7 ottobre a Washington, il responsabile della comunicazione del presidente degli Stati Uniti ha annunciato il via libera di Donald Trump all’operazione turca. Il semaforo verde americano è arrivato a seguito di un colloquio telefonico di Trump con il presidente turco Recep Tayyp Erdogan. I militari Usa non parteciperanno alle operazioni dell’esercito turco. Poi Trump è tornato sui suoi passi cercando di salvare il salvabile. Il presidente Usa ha minacciato subito dopo il via libera ai turchi di colpire l’economia turca in caso il governo di Ankara superi “i limiti” nell’imminente operazione militare contro le milizie curde dell’Ypg nel nord-est della Siria. La Turchia ha risposto agli Stati Uniti di non cedere alle minacce di nessuno.

Alla fine quindi la strategia del presidente turco ha pagato. Erdogan da tempo punta a un intervento nella Siria del nord, in particolare nella regione nord-orientale dove sono operativi i curdi dell’Ypg. Questi hanno combattuto insieme a siriani anti-Assad contro l’Isis. Per anni sono stati appoggiati e armati dagli Stati Uniti. Erdogan ha sempre contrastato il progetto americano, lanciato con Barack Obama, di combattere l’Isis con i curdi. I timori di Ankara erano quelli di una possibile formazione di uno Stato curdo vicino ai confini turchi. Ipotesi non del tutto improbabile dal momento che nel 2017 un referendum ha provato a fare nascere un Kurdistan iracheno a cavallo tra Siria e Iraq. La strategia del presidente turco è passata attraverso lo spostamento del suo asse di alleanze con la Russia e l’Iran. Inoltre, ha più volte minacciato di aprire le frontiere verso l’Europa per far passare i profughi siriani in fuga dalla regione nord-occidentale dove si combatte tra esercito lealista fedele al presidente siriano Bachar al-Assad e ribelli anti-Damasco. Da giorni il presidente turco aveva annunciato i preparativi di un’operazione a est del fiume Eufrate. Ora è arrivato l’avvallo di Trump. Che però ha specificato la non partecipazione delle forze Usa. Qualcuno ha voluto leggere, dietro le parole del presidente Usa, la volontà di ritirare le truppe americane come più volte annunciato nei mesi scorsi.

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