La Banca Europea degli Investimenti prepara maggiori garanzie a sostegno dei progetti di investimento nel Paese
L’Ue stringe i suoi legami con l’Iran per tutelare la sopravvivenza dell’accordo nucleare sottoscritto nel 2015 insieme agli Stati Uniti di Barack Obama.
Nonostante le minacce del presidente Usa Donald Trump, Bruxelles stringe di più la corda delle relazioni commerciali con Teheran e spiana la strada per gli investimenti. Nei giorni scorsi, l’Ue aveva ribadito all’Amministrazione statunitense il pieno appoggio al patto sul nucleare sull’Iran. Ora si vedrà a cosa porta il duello a distanza tra Washington e Bruxelles. Un risultato è sicuro: i rapporti Usa-Ue non sono più idilliaci come prima.
Così, la Banca Europea per gli Investimenti sta studiando i pacchetti di garanzie finanziarie per le imprese europee che sviluppino progetti e investano in quella che è la seconda economia del Medio Oriente. Il prossimo maggio, una delegazione di circa 100 imprese europee andrà a Teheran in un viaggio promosso dalla Commissione Europea per aprire nuovi mercati di energie rinnovabili.
L’Unione Europea si sta così trasformando nel principale garante dell’accordo sul nucleare iraniano firmato nel 2015 da Teheran e le potenze mondiali. Un impegno diplomatico che può trasformare l’Europa anche nel principale beneficiario economico. Mentre Trump si smarca gradualmente e minaccia di non voler rinnovare la firma del patto, mentre Russia e Cina appoggiano l’accordo ma sono meno impegnate nel suo supporto, i Paesi europei schiacciano sull’acceleratore.
La scorsa settimana, i ministri degli esteri di Francia, Germania e Gran Bretagna accompagnati dall’Alto Rappresentante Federica Mogherini hanno incontrato il ministro degli esteri iraniano. Ue e Iran hanno mandato un messaggio implico a Trump affinché mantenga gli impegni presi sul patto nucleare.
La diminuzione delle sanzioni all’Iran ha fatto volare in alto le relazioni commerciali tra Europa e Teheran. I Paesi europei hanno aumentato del 79% il volume d’affari dopo la riduzione dell’embargo che proibiva molti scambi economici e finanziari. Tuttavia, la fotografia delle relazioni Ue-Iran mostra che l’Europa è ancora lontana dal tornare ai livelli precedenti all’introduzione delle sanzioni quando era il primo partner dell’Iran, Oggi l’Ue è al quinto posto.
La partita più importante per l’Ue si gioca sul campo energetico. L’Iran è il terzo Paese al mondo per riserve di gas naturale e il quarto per il petrolio. E’ in questo ambito che le imprese europee stanno cercando di inserirsi data la obsolescenza degli impianti iraniani per lo sfruttamento di questi giacimenti.
Ma l’Iran punta anche a potenziare le energie rinnovabili. Il viaggio di maggio avviene durante un forum sulle fonti energetiche pulite promosso a Teheran e a cui partecipa anche il Commissario europeo al Clima e Energia, Miguel Arias Cañete. L’Iran, che sulle rinnovabili parte praticamente da zero, si è dato l’obiettivo di ottenere il 5% della sua energia da rinnovabili entro il 2020. Una sfida ambiziosa.
Il vero problema di Teheran è la reticenza delle istituzioni finanziarie a sostenere i progetti nel Paese. Ciò dipende dall’instabilità politica interna dell’Iran ma anche la sua posizione critica sul piano internazionale. Per questo motivo, la Banca Europea degli Investimenti sta progettando un piano di garanzie a sostegno delle imprese che investano nel settore energetico, sanitario, delle costruzioni e dei trasporti.
L’Ue mette in sostanza le mani avanti per essere pronta nel caso in cui gli Stati Uniti di Donald Trump dovessero ritirarsi dal patto nucleare con l’Iran. Una situazione che aprirebbe vantaggi economici all’Europa ma anche un duello con gli Usa. In questo caso per Bruxelles ci sarebbero due opzioni. La prima è quella di continuare a esentare le imprese europee dalle sanzioni che Trump imporrebbe sull’Iran. Una misura che comporterebbe quasi sicuramente la rappresaglia economica Usa verso le aziende europee. La seconda opzione è quella di mettere in campo a sua volta rappresaglie contro la scelta americana di ritirarsi dall’accordo nucleare e imporre di nuovo sanzioni. Nessuna delle due può portare a qualcosa di buono nelle relazioni con gli Stati Uniti.
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