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I dieci rischi di conflitto internazionale nel 2018

Dalla recessione alla depressione geopolitica. Il rapporto annuale dell’Eurasia Group individua dieci fattori di rischio per la stabilità mondiale nel 2018. In allegato il testo del report

L’Eurasia Group, autorevole istituzione di studi di New York, ha pubblicato il suo rapporto annuale sulla previsione dei rischi politici globali che si correranno con maggiori probabilità nel corso dell’anno.

Il Rapporto non lascia spazio a illusioni: il 2018 non sarà un anno positivo. Mercati e economia non sono messi male. Però i cittadini sono divisi, i governi non stanno facendo molto per governare e l’ordine globale è in corso di trasformazione.

Il report dello scorso anno aveva ipotizzato che il mondo entrava in una fase di recessione geopolitica. Nel 2018, scrivono gli analisti dell’Eurasia Group, il mondo si trova invece vicino a una frase di depressione geopolitica.

La dottrina dell’America First introdotta dal presidente Donald Trump ha accelerato l’erosione dell’ordine internazionale guidato dagli Usa. E non sembra che ci sia un Paese, o un gruppo di Stati, capaci o interessati a ricostruire un nuovo sistema internazionale. In altri termini, il cuore del problema è che stiamo dirigendoci sempre più verso un mondo senza leadership.

Il declino della politica internazionale degli Stati Uniti accelererà nel 2018. Gli Usa perderanno progressivamente credibilità. Da una politica globale usata in maniera troppo aggressiva da George W. Bush e con timidezza da Barack Obama, ora la Casa Bianca si avvia a ritrovarsi in una fase di stallo.

La depressione geopolitica che il mondo affronterà nel 2018 si rileva in dieci rischi che l’ordine internazionale si troverà probabilmente a affrontare.


To risk 2018- Il rapporto integrale sui rischi per l’ordine globale dell’Eurasia Group


  1. Cina. Il gigante asiatico non si è mai interessato alla leadership dell’ordine globale. Di recente Pechino sembra però più interessata di prima e più disposta a conformarsi agli standard internazionali. Inoltre, il modello politico cinese viene percepito più forte e stabile di quanto sia mai stato. E questa percezione si sviluppa al tempo in cui il modello politico Usa si indebolisce. L’adeguamento a standard internazionali è confermato in tre ambiti. Il primo è quello del commercio internazionale e degli investimenti. Nessun Paese al mondo ha sviluppato una strategia in questi settori come ha saputo fare Pechino, che sta creando una architettura mondiale su commercio e investimenti, mentre altri Paesi agiscono a livello locale o bilaterale. Il secondo è quello della tecnologia. Cina e Stati Uniti stanno investendo in nuove tecnologie, e nell’intelligenza artificiale in particolare. Il terzo è quello dei principi e valori. C’è un solo valore che la Cina esporta nel mondo: quello della non interferenza negli affari interni di uno Stato. In questo modo, i cinesi diventano un punto di riferimento e attrattivo per quei governi che si sono abituati alle richieste occidentali di riforme politiche e economiche in cambio di prestiti. L’unico punto a sfavore della Cina è la sicurezza. Il gigante asiatico non viene visto come un modello di riferimento sotto l’aspetto della sicurezza nazionale.
  2. Incidenti e passi falsi. Non si può ignorare il rischio che nel mondo attuale basta un passo falso o un incidente casuale per scatenare un conflitto di grandi dimensioni. Le tensioni legate ai cyberattacchi, la questione coreana, Siria, Russia e terrorismo fanno intuire che basta poco per provocare una guerra seria.
  3. Guerra Fredda Tecnologica globale. Le grandi innovazioni della tecnologia provocano tensioni dentro internet e negli spazi tecnologici che giocheranno un ruolo importante nel 2018. E ottenere il dominio nelle tecnologie emergenti è la battaglia più importante del mondo per avere la potenza economica. Il 2018 sarà segnato da una guerra fredda tecnologica per il controllo delle innovazioni e per conquistarsi fette di mercato.
  4. Messico. Il 2018 sarà cruciale per il Messico. Il futuro del Paese dipenderà dall’esito della rinegoziazione del Nafta (l’accordo commerciale del Nord America n.d.r.) e dalle elezioni presidenziale di luglio.
  5. Relazioni Usa-Iran. Se l’accordo nucleare dovesse cessare, il mondo entra in una pericolosa spirale e in nuove dinamiche. Nel 2018 le relazioni tra Washington e Teheran saranno fonte di molte crisi. Una è già scoppiata. Le rivolte iraniane soppresse dai Pasdaran del regime iraniano hanno già causato lo scontro a distanza tra Trump e le autorità iraniane.
  6. Erosione delle istituzioni. Nei Paesi sviluppati la fiducia popolare nelle istituzioni è diminuita di molto. Nel 2018 questo processo di erosione è destinato a accelerare con conseguenze rilevanti sulle dinamiche internazionali.
  7. Protezionismo 2.0. I governi stanno intervenendo sull’economia digitale e le industrie di innovazione per preservare il prodotto interno e le relative tecnologie. A tutela dei loro prodotti e marchi stanno promuovendo il Protezionismo 2.0 che tende a mettere barriere commerciali alle vecchie e nuove tecnologie. E lo fanno non solo con le misure tradizionali come le tariffe, ma anche con nuovi strumenti quali i bailout, sussidi e altro ancora.
  8. Regno Unito. I problemi con la Gran Bretagna arriveranno nel 2018 sia per la complessa situazione creata con la Brexit ma anche per le difficili condizioni politiche interne a Londra che non si sa dove porteranno la Gran Bretagna.
  9. Identità politica nel sud-est asiatico. Le questioni identitarie nella regione asiatica sud-orientale minacciano nel 2018 la stabilità dei Paesi in quest’area. Gli attacchi all’identità di questi Stati arrivano dall’Islamismo, dall’avversione verso i cinesi e altre minoranze, dal nazionalismo indiano.
  10. Sicurezza d’Africa. Nel 2018 l’instabilità di molti Paesi africani rischia di peggiorare. Gli Stati colpiti dal terrorismo o da miliziani faticano di più a trovare il supporto e l’aiuto di alleati e partner.
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