Le elezioni presidenziali in Costa d’Avorio hanno confermato il 31 ottobre la vittoria del presidente uscente Ouattara, candidato per il terzo mandato. Opposizioni sul piede di guerra.
Alassane Ouattara si è candidato per il terzo mandato consecutivo a presidente della Costa d’Avorio. La Costituzione del Paese africano vieta più di due mandati di fila. Ouattara, come tanti altri leader africani, se ne frega e fa cambiare la carta costituzionale. E quindi si candida e naturalmente vince.
Quello della Costa d’Avorio è solo l’ultimo caso di una moda continentale africana: “se non si può fare, allora cambia le regole”. In effetti, il ragionamento non fa una grinza e non si vede perché noi dobbiamo stare a perdere tempo in grovigli burocratici. La soluzione la indicano molti capi di stato africani: chissenefrega delle norme costituzionali, cambiamole e facciamo quello che vogliamo.
Però l’annuncio di Ouattara a agosto 2020 di correre per la terza volta alle presidenziali causa manifestazioni e rivolte, oltre a una ventina di morti.
Le opposizioni della Costa d’Avorio come da copione non ci stanno. Gridano all’illegittimità delle elezioni e adottano una strategia che è, se vogliamo, più originale rispetto a altri Paesi. Decidono, infatti, due giorni prima del voto di lanciare un appello a boicottare il voto. Non andate a votare, dicono, perché tanto si tratta di elezioni illegali che vanno contestate.
In effetti la strategia potrebbe dare qualche frutto se meglio raffinata. Il non voto permette alle opposizioni di dire che l’astensione dalle urne sono voti dell’opposizione. In sostanza si possono contare i propri voti in una maniera più realistica di quanto fanno i seggi elettorali.
Così succede che solo il 10% degli aventi diritto va a votare, e vota naturalmente per il presidente uscente Ouattara. Una prova in più, secondo i leader dei principali partiti politici di opposizione, che chi non è andato ha scelto gli avversari politici del presidente uscente. Parlano di “golpe elettorale” e contestano la presidenza di Ouattare chiedendo di andarsene alla scadenza del suo mandato (che era proprio il 31 di ottobre). E propongono un governo di transizione politica nazionale che porti a nuove elezioni.