Cos’è successo al G20 di Roma

Il 30 e 31 ottobre 2021 si è svolto a Roma il G20. Approvata la tassa sulle multinazionali e profitti aziendali. Grandi assenti i leader cinese e russo. Accordo Usa Ue sui dazi.

Il vertice delle 20 economie più grandi del pianeta – tutte insieme hanno un prodotto interno lordo pari all’80% del Pil mondiale- è stato aperto all’Eur a Roma dal premier italiano Mario Draghi. Dietro le quinte della prima giornata del G20 è emersa la volontà di creare un nuovo modello economico mondiale, rinnovando il sistema finanziario internazionale. E’ ciò che si sono detti Mario Draghi e Joe Biden nell’incontro bilaterale avuto a Roma.

Nel primo giorno del G20 si è discusso di cambiamenti climatici (dopo il G20 inizia il Cop26 a Glasgow), di economia e di Covid-19. Soprattutto è stata approvata la tassazione minima globale, che introduce il prelievo fiscale alle grandi aziende. Grandi assenti Vladimir Putin e Xi Jinping. Entrambi sono intervenuti in video-collegamento.

La seconda giornata è stata segnata dall’accordo tra Stati Uniti e Ue sui dazi a alluminio e acciaio. Biden e la presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, hanno trovato l’intesa per la sospensione delle tariffe doganali. Il G20 trova poi l’accordo secondo cui ciascun Paese cessi di realizzare impianti di carbone in altre parti del mondo. Tutti d’accordo nell’impegno a mantenere la temperatura terrestre a 1,5 gradi.

Il primo giorno, 30 ottobre

Al centro del confronto c’è stata la tassazione minima globale, che punta a garantire il prelievo fiscale ai grandi gruppi transnazionali. La proposta ha avuto un consenso “ampio e trasversale”, come riporta il comunicato del G20. L’hanno appoggiata Paesi come Stati Uniti, Francia e Brasile, inizialmente perplessi. I profitti delle grandi aziende saranno tassati almeno al 15%. Joe Biden aveva già rilanciato la proposta nel panel su salute e economia globale. Obiettivo fare in modo che le aziende, soprattutto le multinazionali, paghino la loro quota.

Sulla pandemia si è stabilito di vaccinare il 70% della popolazione mondiale entro la metà del 2022. Inoltre, tutti i leader hanno ribadito che occorre superare le diseguaglianze nella distribuzione dei vaccini tra Paesi a alto reddito e basso reddito.

Tutti d’accordo a mantenere sotto il 2 gradi la temperatura globale. Una posizione importante dopo il recente rapporto dell’Unep, l’agenzia dell’Onu per l’ambiente, e in vista del Cop26 di Glasgow.

Il leader cinese Xi Jinping in videoconferenza ha parlato del rilancio economico globale e della necessità di dare stabilità ai mercati energetici. Ha aggiunto un appello a una crescita più equa e annunciato l’intenzione di organizzare un forum globale in Cina sull’economia. Putin ha proposto un riconoscimento reciproco sulla certificazione dei vaccini.

Il secondo giorno 31 ottobre

Il clima del pianeta è stato al centro delle discussioni della seconda giornata del G20 romano. I leader hanno stabilito di potenziare gli sforzi e l’impegno contro il riscaldamento globale mettendo in moto azioni significative e efficaci. Tuttii i leader sono d’accordo a impegnarsi per mantenere la temperatura terreste all’1,5 gradi. Gli attivisti ambientalisti hanno criticato il summit perché non sono state prese misure concrete ma, come al solito, proclami e dichiarazioni di intenti. Ora si attendono ulteriori sviluppi nel Cop26 di Glasgow, che è iniziato proprio oggi.

Grande assente sul clima è la Cina di Xi Jinping. La posizione cinese, così come quella di altri Paesi asiatici e africani, è che l’occidente si è sviluppato inquinando e ora non si può chiedere agli altri di ridurre o modificare i sistemi di produzione che gli stessi paesi occidentali hanno usato per oltre un secolo. In questo, Pechino trova l’appoggio dell’India di Nerendra Modi. E’ l’unico elemento di cooperazione tra i due storici rivali che sono di nuovo in tensione dopo che Nuova Delhi ha mobilitato i militari lungo la linea di confine con la Cina.

Il premier italiano Draghi ha detto nella sua dichiarazione finale che l’obiettivo delle zero emissioni di gas serra entro il 2050 trova concordi tutti i paesi del G20. La Russia e la Cina invece hanno rilanciato di spostare la deadline al 2060. In particolare, Putin ha dichiarato in videoconferenza che la Russia vuole lavorare per neutralizzare l’uso del carbone e fare in modo che in tre decenni le emissioni di gas serra siano più basse di quelle dell’Ue e dei vicini di Mosca.

Le 20 economie più forti del mondo hanno anche concordato di stanziare 100 miliardi di dollari per finanziare la lotta ai cambiamenti climatici e emissioni di gas serra nei Paesi in via di Sviluppo e più vulnerabili.

Infine, l’accordo sui dazi commerciali imposti su acciaio e alluminio tra Usa e Ue è il grande passo in avanti del G20. E’ qui che comincia la strategia anticinese annunciata da Biden. La sospensione reciproca dei dazi commerciali tra le due sponde dell’Atlantico dovrebbe ridurre la cosiddetta “produzione sporca” di acciaio. Perché la Cina si è infilata nel mercato delle esportazioni vendendo acciaio prodotto grazie al carbone e con costi di produzione bassi rispetto a quelli europei e statunitensi. Con l’abbattimento dei dazi, acciaio e alluminio made in Usa e Ue sarà più competitivo di quello cinese.

Gli incontri a margine del G20

Dietro le quinte del summit avvengono incontri bilaterali tra i diversi leader o loro rappresentanti. E’ qui che si definiscono i veri giochi della politica internazionale e le proposte che saranno sostenute nell’assemblea plenaria.

Mario Draghi ha incontrato il premier britannico Boris Johnson sui temi della lotta al cambiamento climatico; quello Recep Tayyp Erdogan su Afghanistan e Libia, è stato anche il primo incontro tra i due dopo che Draghi aveva definito dittatore Erdogan aprendo una crisi tra Italia e Turchia; il presidente della Repubblica Democratica del Congo, Felix Tshisekedi, al quale ha chiesto la situazione delle indagini sull’assassinio dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio. Draghi, come già detto, ha incontrato Joe Biden.

Di rilievo la riunione tra Biden, il presidente francese Emmanuel Macron, Johnson e la cancelliera tedesca Angela Merkel. Hanno discusso della questione del nucleare iraniano. Dopo avere espresso preoccupazione per la ripresa delle attività nucleari di Teheran, i leader hanno espresso la volontà di proseguire con i negoziati a Vienna. Un passo importante per l’America dopo gli anni di Donald Trump.

Macron ha anche incontrato il capo dello Stato indonesiano Joko Wibodo e quello indiano Nerenda Modi. Il capo di Stato francese ha avuto un colloquio solo con Biden, il primo dopo la crisi dei sottomarini. I due leader hanno discusso un’intesa per regolarizzare l’esportazione di armi. Importante incontro bilaterale anche tra Macron e Johnson sulla complessa questione della pesca nelle acque territoriali del nord. I due leader hanno trovato un’intesa.

Di rilievo la bilaterale tra Biden e Erdogan. Al centro la questione degli acquisti di mezzi militari della Turchia, in particolare gli F16 e il sistema difensivo russo s-400. Biden non ha nascosto a Erdogan la sua preoccupazione e quella degli Stati Uniti. Washington vede con inquietudine che un Paese Nato possieda un sistema di difesa russo, che sta fuori dall’Alleanza Atlantica.

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