Cos’è la Repubblica di Weimar

La Germania celebra un secolo di Repubblica di Weimar, esperimento di democrazia liberale che aprì invece la strada al nazismo.

La Repubblica di Weimar nacque a seguito delle elezioni del 19 gennaio 1919 per l’elezione dell’assemblea costituente tedesca. I rappresentanti eletti si riunirono per svolgere i lavori dell’assemblea l’11 febbraio a Weimar, città della Turingia. L’Assemblea, a maggioranza moderata, elesse come presidente della Germania il socialdemocratico Friedrich Ebert. E l’11 febbraio è considerata la data di nascita della travagliata repubblica tedesca.

Ebert formò un governo composto da socialdemocratici, partito cattolico e liberaldemocratici. Nell’agosto 1919 venne promulgata la Costituzione della Repubblica di Weimar, così chiamata dalla città in cui venne approvata. La carta costituzionale si ispirava ai principi della democrazia parlamentare e superava di fatto ogni velleità della Germania imperiale mettendo da parte le illusioni delle forze socialiste e comuniste che dalla fine della Prima Guerra Mondiale stavano tentando di prendere il potere.

Cosa prevedeva la Costituzione di Weimar

La Germania diventava una Repubblica Federale costituita da un governo centrale e 17 Lander regionali. A capo del governo federale c’era il cancelliere. Il potere legislativo spettava al Parlamento (Reichstag). Il cancelliere (primo ministro tedesco) era responsabile davanti al Reichstag e veniva nominato dal Presidente della Repubblica.  Il Presidente della Repubblica era eletto dal popolo ogni sette anni, aveva il comando delle forze armate, poteva sottoporre a referendum popolare qualsiasi legge e poteva licenziare il cancelliere. Tra i poteri del capo dello stato c’erano quelli conferiti dall’articolo 48 della Costituzione: in casi di emergenza, il presidente poteva sospendere le libertà civili e prendere misure per salvaguardare l’ordine. I 17 Lander potevano nominare i loro rappresentanti a livello nazionale in un’assemblea chiamata Reichsrat, una sorta di Camera bassa senza poteri legislativi. Il voto era a suffragio universale ed era esteso alle donne. Weimar produsse in sostanza una repubblica parlamentare con un forte sbilanciamento presidenziale.

Il contesto di Weimar

La sconfitta nella Prima Guerra Mondiale creò in Germania profondi contrasti e lotte interne tanto da far pensare ai comunisti russi che era imminente nell’ex-impero tedesco la rivoluzione socialista. Non fu così perché le forze conservatrici e moderate prevalsero su quelle rivoluzionarie. I socialdemocratici, che avevano l’obiettivo di creare una repubblica parlamentare, si associarono ai conservatori e moderati prendendo le distanze da comunisti e socialisti. Per la socialdemocrazia tedesca la strada da seguire era quella delle riforme sociali e non della rivoluzione. Il mancato appoggio dei socialdemocratici, riuniti nella Spd, fu il primo dei fattori che condusse al fallimento i tentativi rivoluzionari. Il secondo fattore fu il ceto medio, orientato verso i liberaldemocratici e i cattolici e dichiaratamente ostile ai socialisti. Il terzo fattore era rappresentato dalla classe amministrativa e burocratica della Germania, sia funzionari civili sia militari. Infine, c’era l’industria tedesca divisa tra forze conservatrici e progressiste.

Il primo attrito avvenne subito nel novembre 1918 qualche settimana dopo la fine della guerra. Fu uno scontro tutto interno alla Spd. Il socialdemocratico Philipp Scheidmann proclamò la nascita della Repubblica a Berlino. Non era d’accordo Ebert, divenuto cancelliere a seguito delle dimissioni rassegnate da Max Von Baden dopo l’abdicazione del Kaiser Guglielmo II per la sconfitta. Ebert era il capo del Partito Socialdemocratico e allora puntava a una monarchia costituzionale come strumento di contrapposizione al comunista tedesco Karl Liebknecht che aveva invece proclamato nello stesso mese la repubblica socialista. Liebknecht aveva creato nel 1914 insieme a Rosa Luxemburg la Lega di Spartaco, il gruppo che raccolse i comunisti tedeschi.

Intanto, la situazione economico-sociale della Germania andava peggiorando. La stabilità del Paese traballava. Sorgevano consigli dei soldati e organizzazioni di operai dentro l’esercito e le fabbriche. La tensione e gli scontri contro la classe dirigente erano all’ordine del giorno. In questo clima sociale caldo, le forze organizzate erano ben poche. C’era rimasto lo Stato Maggiore dell’esercito, il partito socialdemocratico, quello socialdemocratico indipendente e gli spartachisti. Il governo di Ebert di fine 1918 puntò a accordi segreti con l’esercito per mantenere l’ordine e fermare i comunisti. Una strategia che portò inevitabilmente allo scontro con i comunisti e gli operai rivoluzionari. Il governo Ebert perdeva pezzi del suo governo perché i socialdemocratici indipendenti decisero di non sostenerlo. Quasi allo stesso tempo nasceva il partito comunista tedesco. Il 1 gennaio 1919 gli spartachisti Liebchnecht e Luxemburg diedero vita al partito con un programma che prevedeva la rivoluzione socialista e la fondazione della repubblica sovietica di Germania.

L’inizio 1919 fu anche l’avvio della controrivoluzione. Ebert affidò al compagno di partito Noske il compito della repressione. Noske usò gruppi militari per stroncare la rivoluzione tra il 4 e il 13 gennaio in quella che fu definita dalla storia come la settimana di sangue. Il 15 gennaio i due capi rivoluzionari più autorevoli della Germania, Liebkchnet e Luxemburg, vennero assassinati a Berlino. Dopo Berlino, l’altro centro rivoluzionario era la Baviera. A Monaco, l’ex-socialdemocratico Kurt Eisner diventato leader rivoluzionario, fu ucciso da controrivoluzionari a febbraio. Era la fine dell’illusione rivoluzionaria tedesca.

Nel primo dopoguerra tedesco non c’erano solo i socialisti, socialdemocratici, conservatori e moderati. Prese piede anche il movimento nazionalista autoritario, antiparlamentare, antisocialista critico fortemente verso il Trattato di Versailles che aveva chiuso la guerra con la Germania. Il portavoce di questa destra tedesca era il generale Ludendorff, protagonista della Prima Guerra Mondiale e accusatore dei traditori nazionali che avevano venduto la Germania a Versailles. Fu in questo contesto che nacque a Monaco il 5 gennaio 1919 un piccolo partito operaio tedesco, fondato da Adolf Hitler, che nel 1920 si trasformò in partito nazionalsocialista tedesco. Nel 1933, con la crisi della Repubblica di Weimar schiacciata dall’inflazione prima e dalla crisi economica successiva, il partito di Hitler prese il potere e cambiò il volto della Germania e dell’Europa.

Libri consigliati per approfondire la storia e la crisi della Repubblica di Weimar sono:

La repubblica di Weimar. 1918-1933: storia della prima democrazia tedesca, di Heinrich A. Winkler- 1998 Donzelli Editore.

La Lega Spartachista, di Gilbert Badia- 2015 Brossura

La rabbia dei vinti, di Robert Gerwarth – 2017 Laterza.

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