Cos’è la prima guerra arabo-israeliana

Considerata da Israele come la guerra d’indipendenza, la prima guerra arabo-israeliana coincide con la nascita dello Stato e fa emergere le divisioni tra gli Stati arabi.

La proclamazione dello Stato di Israele aggrava la tensione tra arabi e israeliani. Prima della Dichiarazione di Indipendenza era cominciata l’infiltrazione di arabi irregolari che danno inizio a una guerriglia locale sul territorio del futuro Stato ebraico.

Dopo la proclamazione di Israele la guerra si intensifica con l’intervento militare dell’Egitto, Siria, Libano, Transgiordania e Iraq.


Le tappe della prima guerra arabo-israeliana

Ecco in sintesi quali sono le tappe fondamentali della prima guerra arabo-israeliana conosciuta come guerra d’indipendenza da Israele:

  • Il 14 maggio 1948 David Ben Gurion proclama la nascita dello Stato di Israele. Nella stessa giornata i membri del Consiglio del Popolo (Moetzet Haam) firmano la Dichiarazione di Indipendenza.
  • Il 15 maggio 1948 gli eserciti dei Paesi arabi attaccano simultaneamente Israele. L’Egitto avanza da sud in direzione Tel Aviv, Siria, Libano e Iraq attaccano da nord puntando su Haifa. La Transgiordania (il nome di allora della Giordania) invade il settore centrale del territorio israeliano, occupando la zona a ovest del fiume Giordano (Cisgiordania oWest Bank) e parte di Gerusalemme.
  • L’11 giugno 1948 entra in vigore la tregua di quattro settimane imposta dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il 18 luglio viene imposta una seconda tregua.
    Nell’ottobre 1948 riprendono i combattimenti che vedono prevalere le forze israeliane.
  • Il 7 gennaio 1949 viene imposta un’ultima tregua che mette fine alla guerra arabo israeliana, di fatto una guerra di indipendenza per Israele. Subito dopo cominciano i negoziati.

La storia della guerra d’indipendenza israeliana

Il vaso di coccio israeliano non si rompe con le spallate arabe. Nel 1948 Israele ha superato la prima prova di forza subito dopo la sua nascita. Il 14 maggio David Ben Gurion ha proclamato lo Stato di Israele e, contemporaneamente, viene firmata la Dichiarazione di indipendenza.

Il 15 maggio cominciano i primi guai per il neonato Stato. I Paesi arabi, sostenuti dalla Lega Araba, non hanno accettato la spartizione stabilita dall’Assemblea generale dell’Onu con la risoluzione 181 del 29 novembre 1947. La Lega Araba ha lanciato una campagna di opposizione alla risoluzione dell’Onu sulla spartizione della Palestina e di “strangolare alla nascita lo Stato ebraico” secondo la definizione dello storico Eli Barnavi (Storia d’Israele- Bompiani).

La trasformazione del “focolaio ebraico” (per usare la definizione della Dichiarazione Balfour) in un’istituzione statale non era gradita nelle principali capitali mediorientali. Di conseguenza, Egitto, Libano, Siria, Iraq e Transgiordania (questo il nome della futura Giordania) aggrediscono il 15 maggio il territorio del neo Stato.


Le forze in campo

Israele non ha armi a sufficienza per reggere la forza d’urto araba. Mancano carri armati, artiglieria e aerei. Dispone solo di 9 brigate e 30.000 uomini.

Le forze arabe hanno una superiorità schiacciante. Dispongono di 2 brigate egiziane di 10.000 uomini, 9000 iracheni, 7000 siriani, 3000 libanesi e 4500 transgiordani.

Quella araba è però una superiorità teorica. Gli eserciti sono disorganizzati e le truppe malamente addestrate.


I siriani attaccano da nord con due colonne blindate. La prima si dirige verso la valle del Giordano e punta sulla città di Deganya. La seconda avanza verso la Galilea occidentale e arriva al Lago di Tiberiade.

Le truppe libanesi scendono da nord verso Haifa e il lago di Tiberiade

Le milizie della Transgiordania circondano Gerusalemme e controllano la Samaria insieme agli iracheni. La strategia è di tagliare in due il Paese all’altezza di Tel Aviv. Intanto a sud, le truppe egiziane attraversano il Sinai e si dirigono verso Gaza e Tel Aviv. Una seconda spedizione egiziana punta a Gerusalemme dopo avere attraversato Betlemme, Hebron e Be’er Sheva.

Israele si difende con un esercito ancora malmesso e poco addestrato (Haganà). La resistenza rimane in mano ai Kibbutzim. Memorabile è stato quello di Mordechai. La supremazia araba è notevole per numero di militari e per armi. Gli israeliani hanno pochi equipaggiamenti, la loro forza è nella motivazione a resistere. Gli arabi, scrive lo storico israeliano Eli Barnavi, “pur essendo in superiorità non sono molto avvezzi al combattimento”.

Intanto si fanno sentire, come ci ricorda lo storico Sergio Minerbi, i dissensi e le rivalità tra gli Stati arabi che hanno aderito alla campagna anti-israeliana. Le divergenze pesano sulla Lega Araba. Il Muftì vuole eliminare gli ebrei e governare la Palestina araba. I siriani vogliono creare la Grande Siria, che include Libano e Palestina. Il re di Transgiordania Abdullah punta al controllo di Cisgiordania (i territori a ovest del fiume Giordano) e di Gerusalemme. Gli altri Paesi sono mossi dall’ideologia dell’arabismo e da ragioni di prestigio personale.

L’Onu fa pressione perché si arrivi a un cessate il fuoco. A questo fine le Nazioni Unite nominano il 20 maggio 1948 un mediatore: il conte svedese Folke Bernadotte. Il 24 maggio Israele accetta la tregua. Dopo due settimane anche gli Stati arabi accettano il cessate il fuoco. Così la prima tregua nella guerra arabo-israeliana imposta dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu con la mediazione di Bernadotte scatta l’11 giugno 1948. Israele approfitta del momento di calma per accelerare con la formazione dello Stato. In questa fase riesce a ottenere armi da Francia e Cecoslovacchia.

Capire la crisi tra Israele e Palestina

La prima tregua scade l’8 luglio 1948. Poco prima gli egiziani riaprono le ostilità seguiti dalle legioni transgiordane. Queste vengono messe in difficoltà dagli israeliani. Così come le truppe egiziane e siriane. Il 18 luglio scatta così il secondo cessate il fuoco. I combattimenti però riprendono a fine luglio con le milizie israeliane che riconquistano territorio e quelle arabe sempre più in difficoltà. Bernadotte viene assassinato il 17 settembre del 1948 a Gerusalemme. In autunno gli scontri si fanno più intensi ma la diplomazia riesce a imporre una terza tregua il 7 gennaio 1949. E’ l’ultimo cessate il fuoco perché si aprono i negoziati per l’armistizio. La tregua mette fine a quella che Israele definisce la sua guerra d’indipendenza.


L’armistizio di Rodi

Il 13 gennaio 1949 cominciano a Rodi i negoziati. Il 24 febbraio Israele e Egitto firmano il primo l’armistizio. Israele ottiene il Negev; l’Egitto la striscia di Gaza. Viene creata una zona smilitarizzata attorno a al-Audja (l’attuale Nitzana, nel sud del Paese).

L’armistizio con il Libano viene firmato il 23 marzo. Si istituisce una frontiera internazionale tra i due Stati e tracciata una linea di demarcazione. Le truppe israeliane, che erano avanzate verso il Libano, devono arretrare fino alla linea di frontiera e abbandonare i villaggi conquistati. L’armistizio con la Siria prevede l’accettazione siriana a ritirarsi dai territori conquistati con la condizione che vengano smilitarizzati. Israele torna a controllare il Lago di Tiberiade e la valle di Hula. Gli iracheni si rifiutano di firmare qualunque armistizio con gli israeliani.

Il negoziato più complesso è quello con la Transgiordania. Il re Abdullah segue una politica del doppio binario. Da un lato porta avanti i colloqui ufficiali a Rodi. Dall’altro, svolge la vera trattativa nel suo palazzo sul Mar Morto. Abdallah sa bene quello che fa e ha in testa un disegno ben preciso. Nel negoziato porta a casa un accordo che lascia alla dinastia hashemita il controllo sulla Cisgiordania e Gerusalemme est (tranne l’enclave del Monte Scopus) e sul Monte degli Olivi. Il re hashemita ottiene a sud che il confine tagli il Mar Morto da nord a sud, raggiungendo il Golfo di Aqaba.

Mappa armistizio di Rodi

Abdallah è il solo leader arabo che ottiene vantaggi dall’armistizio con Israele. Il 26 aprile 1949 cambia il nome del suo Stato che si trasforma da Transgiordania in Regno Hashemita di Giordania. Successivamente annette la Cisgiordania con una risoluzione scatenando le ire degli altri leader arabi e degli Ulema. Abdallah ha anche pronto un progetto di pace segreto con Israele. Non lo rende pubblico perché prima vuole fare passare i malumori per la questione Cisgiordana. La voce di un possibile accordo giordano-israeliano però è sempre più insistente e qualche fuga di notizie dagli ambienti di corte diffonde il sospetto di un imminente accordo di pace con Israele. Il 20 luglio 1951 un estremista lo uccide sui gradini della moschea di al-Aksa. La sua morte aumenterà i problemi in tutta l’area. Tra questi quello della gestione delle migliaia di profughi palestinesi e la grande questione di Gerusalemme.

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