Cos’è la Piccola Intesa. Capire la storia delle relazioni internazionali

Nel primo dopoguerra nasce un sistema di alleanze nell’Europa dell’est sponsorizzato dalla Francia. E’ la Piccola Intesa sottoscritta da Cecoslovacchia, Romania e Regno di Jugoslavia.

I trattati di pace che chiudono la prima guerra mondiale lasciano irrisolte diverse questioni. Una di queste è l’assestamento dell’Europa danubiano-balcanica. Qui lo smembramento dell’Austria-Ungheria crea nuove situazioni territoriali e di equilibrio tra Stati, imprevedibili fino a pochi anni prima. Le potenze vincitrici, Francia e Gran Bretagna in particolare, sono consapevoli delle difficoltà derivanti dal frazionamento di nazionalità e dai nuovi confini nazionali.

Sono due le soluzioni che vengono proposte. La prima è quella di costituire una confederazione tra gli stati dell’ex-impero austro-ungarico. Questa proposta prevede la convivenza nella medesima federazione di Paesi sconfitti e vincitori. La seconda soluzione consiste nella formazione di un sistema di alleanze tra Cecoslovacchia, Romania e Regno di Jugoslavia. In questo modo, pensano a Parigi e a Londra, ci sarebbe un bilanciamento tra questi nuovi stati sorti dalla dissoluzione dell’impero austro-ungarico e quelli usciti sconfitti (i nuovi stati di Austria e di Ungheria). Prevale la seconda soluzione che prende il nome di Piccola Intesa.

[pullquote]”La preminenza cecoslovacca in questo sistema di alleanze era netta e ciò impedì un collegamento con la Polonia, a sua volta ostile alla Cecoslovacchia per le controversie riguardanti il confine del bacino minerario di Teschen con una divisione che aveva favorito i cechi”.[/pullquote]


Cos’è la Piccola Intesa?

E’ un sistema di alleanze composto da tre Trattati ben distinti.

  1. Trattato tra Cecoslovacchia e Jugoslavia (14 agosto 1920).
  2. Trattato tra Romania e Cecoslovacchia (23 aprile 1921)
  3. Trattato tra Romania e Jugoslavia (7 giugno 1921)

Tutti gli accordi prevedono un aiuto armato reciproco in caso di attacco dall’Ungheria. L’attacco però non deve essere provocato. A Budapest il re Carlo I tenta per due volte nel 1921 di riprendere il potere. I tre Paesi stipulano le alleanze per timore di un ritorno monarchico ungherese che punta al revisionismo del Trattato di Trianon che ha definito i nuovi confini alla fine della guerra. E rifiutano la proposta di una federazione perché – spiega lo storico Pierre Renouvin (Storia politica del mondo, Valecchi Editore- volume 7)- “temono che la federazione prepari la rinascita dell’impero austro-ungarico”.

Nella Piccola Intesa non entra la Polonia. Lo spiega bene un altro celebre storico come Ennio Di Nolfo (Storia delle relazioni internazionali 1918-1992, Editori Laterza). “La preminenza cecoslovacca in questo sistema di alleanze- scrive Di Nolfo- era netta e ciò impedì un collegamento con la Polonia, a sua volta ostile alla Cecoslovacchia per le controversie riguardanti il confine del bacino minerario di Teschen con una divisione che aveva favorito i cechi”.


Il ruolo della Francia

In sostanza è il timore di un ritorno del revisionismo magiaro che convince i tre Stati a formare la Piccola Intesa. In Francia, interessata a creare un sistema di sicurezza anti-tedesco, si apre un dibattito politico sulla questione. Dapprima a Parigi sono favorevoli alla confederazione danubiana con al centro l’Ungheria. In più occasioni, il governo francese fa sapere a quello ungherese della possibilità di revisione del Trattato di Trianon (quello di pace tra vincitori e Ungheria). In cambio chiede di concedere una parte della gestione delle ferrovie ungheresi e dei capitali della Banca Ungherese e di Credito ai gruppi finanziari francesi e alle grandi industrie.

Questa operazione crolla con l’arrivo alla presidenza della Repubblica di Alexandre Millerand (settembre 1920). Sceglie come ministro degli esteri al Quai d’Orsay Philippe Berthelot. E’ con lui che la politica francese cambia rotta e ritiene più favorevole la proposta della Piccola Intesa. Le difficoltà però ci sono ancora perché Aristide Briand, Presidente del Consiglio, è invece a favore della confederazione danubiana. Il problema è quello di scegliere tra due modi diversi di concepire la funzione che gli Stati balcanici possono svolgere in Europa. Prevale alla fine la linea Millerand- Berthelot. Tuttavia il ruolo di Parigi è marginale perché la Piccola Intesa nasce prima di tutto per la volontà dei tre Paesi danubiano-balcanici di dare vita a un sistema di alleanze. La Francia lo appoggia solo dopo la firma del trattati nell’ambito della costruzione del suo sistema di sicurezza collettiva.

In realtà, il ruolo francese è importante per avere inserito la Piccola Intesa nel suo sistema di alleanze difensive anti-tedesche. Il 25 gennaio 1924 la Francia firma un accordo con la Cecoslovacchia. Il 10 giugno 1926 Parigi sottoscrive un trattato con la Romania. Nel 1927 è la volta della firma del trattato franco-jugoslavo.


Il bilanciamento italo-ungherese

Il sistema di alleanze francese e la Piccola Intesa trovano il bilanciamento nell’alleanza tra Italia e Ungheria. Roma vuole mettere un freno all’egemonia francese nell’area danubiano-balcanica. Con questo fine sostiene il revisionismo ungherese. I due Paesi firmano il 5 settembre 1925 il Trattato commerciale che favorisce l’importazione dei prodotti agricoli italiani. Nel 1927 Roma e Budapest siglano il trattato di amicizia con cui l’Ungheria accetta di entrare nell’orbita italiana. L’impegno italiano si mostra nel 1928 quando Benito Mussolini fa un pubblico incoraggiamento del revisionismo magiaro. Si tratta di un passo modesto perché il Duce si limita a chiedere modifiche particolari alle frontiere senza però intraprendere alcuna azione precisa.


I limiti della Piccola Intesa

Il sistema di alleanze tra Cecoslovacchia, Romania e Jugoslavia funziona solo in chiave anti-ungherese. La Jugoslavia non ha alcuna garanzia dagli alleati contro le rivendicazioni e possibili attacchi italiani. La Romania non può contare sugli altri due Stati in caso di attacco della Russia sovietica per riprendersi la Bessarabia. La Cecoslovacchia non ha appoggio da Bucarest e Belgrado nelle difficoltà create dai tedeschi della regione del Sudeti. La Piccola Intesa non è riuscita neppure a aprire la porta a una collaborazione economica. In due occasioni (conferenza di Portorosa del 1921 e di Jachymov nel 1927) i tre Stati hanno concordato un miglioramento del traffico ferroviario e ridotto i divieti di importazione. Niente di più. Non sono arrivati a tariffe doganali preferenziali e altre forme di agevolazione. Così la Piccola Intesa è destinata a durare poco.

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