Il 2 maggio 1889 il governo italiano firmò il Trattato di Uccialli con il re d’Etiopia. Il pasticcio del riconoscimento del protettorato.
L’avventura coloniale italiana del 19° secolo fu voluta dai Presidenti del Consiglio Agostino Depretis e Francesco Crispi. Il momento più alto di quella politica estera rivelatasi disastrosa fu raggiunto con il Trattato di Uccialli, firmato dal Regno d’Italia e dall’Impero d’Etiopia il 2 maggio 1889. L’accordo venne sottoscritto nella tenda del negus (Re) etiope Menelik nei pressi della città di Uccialli, nel nord del Paese africano.
Con il Trattato, l’Etiopia riconosceva le conquiste italiane in Eritrea. L’esercito italiano da cinque anni stava tentando di estendere il proprio controllo sulla fascia costiera inclusa tra la baia di Assab e Massaua, nell’attuale Eritrea. L’Italia pagò con un prezzo alto in vite umane l’ambizione colonialista del governo di Depretis prima e di Crispi poi.
Dogali
Il 26 gennaio 1887 un reparto italiano di 500 uomini fu annientato da un attacco di 7000 etiopi guidati dal generale Alula nei pressi di Dogali. Fu il primo segnale della debolezza italiana, la prima vera sconfitta di uno Stato europeo in Africa. Anni prima, nel 1882, l’Italia aveva acquistato dalla società di navigazione Rubattino la Baia di Assab. La società l’aveva acquistata dagli inglesi, che in quel momento incoraggiavano il colonialismo italiano in Africa per contenere le ambizioni espansionistiche francesi.
Dopo l’acquisto della Baia, Roma cercò di estendere il suo controllo su tutta la fascia costiera eritrea fino alla città di Massaua. Fu proprio l’occupazione di quest’ultima che aumentò le tensioni italo-etiopi. Fino a arrivare alla battaglia di Dogali, che contribuì a far cadere il governo di Depretis.
Nel 1889 il presidente Crispi ci riprovò con l’Africa orientale. Tornò in Eritrea per riportare prestigio all’Italia. Inviò numerosi rinforzi con cui indusse l’imperatore d’Etiopia Giovanni a ritirarsi. L’esercito italiano riconquistò la fascia costiera eritrea grazie al generale Antonio Baldissera.
L’articolo 17 del Trattato di Uccialli
Questa serie di conquiste italiane condusse alla firma del Trattato di Uccialli con il nuovo Re Menelik, che successe alla morte di Giovanni. Il problema fu l’articolo 17 dell’intesa. Qui i testi italiano e aramaico dicevano due cose diverse. Secondo la versione italiana, l’Etiopia riconosceva il protettorato dell’Italia sull’Eritrea. Nella versione aramaica questo riconoscimento non avveniva.
Intanto, l’Italia procedeva a proclamare la Colonia Eritrea sotto un governatore. Menelik invece continuava a comportarsi come un sovrano indipendente. Inevitabile lo scoppio di nuove tensioni. E quando l’Italia cercò di far valere il Trattato di Uccialli il negus etiope rispondeva con il testo in aramaico che diceva un’altra cosa. In breve tempo, siamo nel 1891, le relazioni tra i due Paesi vennero rotte e Menelik denunciò formalmente il Trattato.
Amba Alagi
L’esercito italiano subì un altro collasso dalla ripresa delle ostilità con l’impero etiope. Il 13 ottobre 1895, a Amba Alagi un contingente italiano guidato dal generale Pietro Toselli fu sconfitto dagli etiopi. Furono 39 i morti italiani e oltre 2000 quelli degli ascari, eritrei arruolati nella forza coloniale italiana.
Adua
Dopo Amba Alagi venne Adua, la più sanguinosa sconfitta italiana. Il 1 marzo 1896 circa 16.000 italiani si scontrarono con 70.000 etiopici. Almeno 7.000 soldati italiani persero la vita, 1500 rimasero feriti e 3000 vennero fatti prigionieri.
Con Adua finì l’avventura coloniale italiana nel 19° secolo. Ma finì anche l’avventura politica del Crispi. Ex mazziniano passato su posizioni di monarchismo moderato, sostenne sempre il nazionalismo e la necessità italiana di avere un impero coloniale come le altre grandi potenze europee.
Ma l’avventura etiopica non finì qui