Il Paese dell’Asia centrale sta affrontando una crisi di instabilità politica dopo le elezioni legislative con accuse di brogli dall’opposizione. Il Kirghizistan come la Bielorussia?
Il Kirghizistan come la Bielorussia? Il Paese dell’Asia centrale, ex territorio della Russia sovietica, vive una instabilità politica simile a quella della Bielorussia di Alexander Lukashenko. A Biskek, la capitale, sono in corso scontri tra la polizia e i manifestanti legati all’opposizione. La protesta è nata contro le presunte irregolarità e brogli che sarebbero avvenute durante le elezioni legislative dello scorso 4 ottobre. Secondo i media russi, i manifestanti hanno innalzato barricate nelle strade della capitale. E in alcune zone, le forze di sicurezza sono state obbligate a indietreggiare.
Opposizione e la piazza contestano i risultati elettorali che hanno dato la maggioranza a tre partiti filo-governativi in Parlamento. Le manifestazioni sono condotte dai militanti dei Socialdemocratici, divisi in più forze politiche. I risultati hanno premiato solo quattro forze politiche, le uniche a superare la soglia del 7% necessaria per entrare nel Parlamento monocamerale (il Consiglio Supremo) kirghizo costituito da 120 seggi. Ce l’hanno fatta il partito Birimdik (Unità), con il 24,5 per cento dei voti; Mekenim (Patria mia) Kirghizistan, con il 23,88 per cento; Kirghizistan, con l’8,76 per cento; Butun Kirghizistan (Kirghizistan unito), unica forza di opposizione a entrare in parlamento grazie al 7,13 per cento dei consensi. Gli altri 12 partiti che hanno preso parte alla competizione non hanno ottenuto il numero di voti necessari per entrare nel Consiglio supremo. L’affluenza è stata pari al 56,5 per cento.