Cosa succede in Kazakhstan

Perché il Kazakhstan scende in piazza?

Perché la gente protesta con una violenza quasi inaudita in questo paese poco abituato agli scontri di piazza? Vediamo cosa succede in Kazakhstan e le ragioni della protesta.

In Kazakhstan sono in corso manifestazioni e scontri di protesta che minacciano la stabilità politico-istituzionale. L’epicentro delle contestazioni è nella città di Almaty, la capitale economica dello Stato, ma anche in tutta la regione petrolifera del Mangystau. Le contestazioni, che si stanno estendo anche in altre città kazakhe, hanno portato a un’inaudita violenza che ha provocato finora decine di morti e oltre 1000 feriti tra civili e forze dell’ordine.


Cosa succede in Kazakhstan (aggiornamento)

  • 2-4 gennaio 2022: da alcuni giorni la gente protesta in piazza inferocita contro il caro prezzi del gas;
  • 5 gennaio 2022: almeno un centinaio di manifestanti fanno irruzione nel palazzo comunale di Almaty e occupano l’ufficio del sindaco. Secondo l’agenzia russa Tass i manifestanti hanno anche appiccato un incendio all’interno del palazzo. La polizia ha tentato, senza riuscirci, di fermare l’assalto della folla ricorrendo anche a lanci di granate stordenti e lacrimogeni;
  • 5 gennaio 2022: nella città occidentale di Aktobe, le forze di sicurezza hanno dovuto intervenire anche con i cannoni ad acqua;
  • 5 gennaio 2022: il presidente del Kazakhstan, Kassym-Jomart Tokajev annuncia in televisione che intende agire nel modo più duro possibile “per proteggere la pace e la sicurezza dei cittadini”. Dopo avere dichiarato lo stato di emergenza dal 5 al 19 gennaio (e il coprifuoco notturno) a Amalty e nella regione del Mangystau, ordina il blackout di internet su tutto il territorio nazionale.
  • 6 gennaio 2022: escalation di proteste con la violenza che degenera a Almaty. La polizia parla di 13 agenti morti, alcuni decapitati, e numerose vittime civili. I manifestanti hanno preso il controllo dell’aeroporto che non è più governato dalle autorità. La TASS parla di edifici governativi circondati e assediati dai manifestanti. Anche due ospedali sono stati occupati. Non può essere solo una reazione di rabbia all’aumento del costo del Gpl. Le radici sono più profonde;
  • 6 gennaio 2022: l’Organizzazione del trattato di sicurezza collettivo (Csto) – guidata dalla Russia e composta anche da Armenia, Bielorussia, Kazakhstan e Tagikistan – ha stabilito di inviare un contingente di militari per riportare la pace nel Paese centrasiatico, in risposta a un appello del presidente Kassym-Jomart Tokayev;
  • 6 gennaio 2022: arrivano i paracadutisti russi che in Kazakhstan;
  • 6 gennaio 2022: il governo riporta per sei mesi i limiti di prezzo di carburante al precedente livello a seguito delle proteste;
  • 7 gennaio 2022: Il Kazakhstan deve fronteggiare attacchi di combattenti e terroristi sia locali che stranieri, ben armati e addestrati, i quali devono essere eliminati. Lo ha affermato il presidente kazakho Kassym-Jomart Tokayev, durante il suo discorso alla nazione;
  • 7 gennaio 2022: Sono ben 4.404 le persone arrestate in Kazakhstan negli ultimi giorni;
  • 8 gennaio 2022: Le autorità del Kazakhstan hanno arrestato per alto tradimento l’ex capo dei servizi di sicurezza Karim Masimov, stretto alleato dell’ex presidente Nursultan Nazarbayev. Sale a 5800 il numero degli arrestati.
  • 9 gennaio 2022: secondo stime ufficiali diramate dal ministero della sanità del Kazakhstan sono 164 i morti dall’inizio delle proteste;
  • 10 gennaio 2022: La Cina ha annunciato di essere pronta a rafforzare la cooperazione “tra le forze dell’ordine e la sicurezza” con il vicino Kazakistan, con lo scopo di supportare il paese nella lotta alle “forze esterne”, accusate dalle autorità kazake di essere dietro il “tentato colpo di Stato”;
  • 13 gennaio 2022: la situazione torna parzialmente stabile dopo decine di morti, centinaia di feriti e migliaia di arresti. I russi abbandonano il Paese;
  • 19 gennaio 2022: il Kazakhstan ha subito un’aggressione da parte di “gruppi terroristici ben addestrati e coordinati”, ma la situazione è ora sotto controllo e il governo scelto dal presidente Kassym-Jomart Tokayev lavora a “un nuovo contratto sociale per un nuovo Kazakhstan”. Lo ha detto l’ambasciatore a Roma, Yerbolat Sembayev, durante un incontro con la stampa a proposito della crisi che ha investito il Paese centrasiatico nei primi giorni del 2022;
  • 19 gennaio 2022: le forze di sicurezza del Kazakhstan hanno isolato strade e piazze del centro di Almaty a seguito della segnalazione di probabili nuove manifestazioni promosse dal  Democratic Choice of Kazakistan, gruppo di opposizione;

Perché la gente protesta

Manifestazioni così violente sono una sorpresa per il Kazakhstan, paese non avvezzo a scontri popolari fin da quando ha dichiarato l’indipendenza dall’Urss nel 1991. Solo nel 2011 ci sono stati scontri nella regione petrolifera per motivi legati alle condizioni di lavoro e ai salari. Il bilancio fu di 14 operai morti.

I cittadini sono scesi in piazza per condannare il raddoppio di prezzo di Gas di Petrolio Liquefatto (GPL), un carburante molto utilizzato per alimentare i veicoli nel Paese data la sua economicità rispetto a altri carburanti. Il Gpl è di importanza fondamentale per il Paese tanto che molti hanno convertito i loro mezzi a questo tipo di alimentazione.  A fine dicembre 2021, il governo aveva annunciato che dal primo gennaio il costo del Gpl sarebbe arrivato a 120 tenge (circa 0,30 dollari) perché quello attuale (circa 60 tenge) era troppo basso e insostenibile.

Tuttavia, come scrive la BBC, all’origine degli scontri non c’è solo la questione del caro prezzi del Gpl. Il problema del Kazakhstan è soprattutto di democrazia.

Questo stato dell’Asia centrale tradizionalmente stabile è in realtà un paese a vocazione autoritaria. Fino al 2019 è stato gestito dal presidente Nursultan Nazarbayev, il cui governo è stato caratterizzato da elementi di culto della personalità, con le sue statue erette in tutto il paese e una capitale a lui ribattezzata.

Tuttavia, quando se ne andò, fu per le proteste antigovernative che cercò di limitare dimettendosi e mettendo al suo posto un suo fidato alleato.

La maggior parte delle elezioni in Kazakistan viene vinta dal partito al governo con quasi il 100% dei voti e non esiste un’effettiva opposizione politica.

Diversi analisti affermano che il governo kazako ha chiaramente sottovalutato quanto fosse arrabbiata la popolazione e che queste proteste non sono state sorprendenti in un paese senza democrazia elettorale: la gente ha bisogno di scendere in piazza per essere ascoltata.

 

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