Al vertice Nato di Watford Impegno unanime degli Stati membri per aumentare la spesa militare. Russia, Cina e sfida tecnologica al centro del summit.
La dichiarazione finale del vertice Nato di Watford dà un messaggio unitario e di collaborazione tra gli Stati membri dell’alleanza militare più potente al mondo. Il summit britannico celebra il 70° anniversario della nascita dell’organizzazione atlantica. Le tensioni non sono mancate, soprattutto tra Stati Uniti da una parte e Francia e Canada dall’altra.
Nel documento finale i Paesi membri del club atlantico hanno riconosciuto le sfide poste da Cina e Russia. Accordo unanime a intraprendere un’azione più dura contro il terrorismo. Nonostante le dichiarazioni di circostanza finali, le divergenze politiche sono emerse sulla Turchia per l’intervento militare in Siria settentrionale, per i livelli di spesa militare da parte dei soci Nato, per i commenti del presidente francese Emmanuel Macron che ha definito l’Alleanza Atlantica un “morto cerebrale”.
Il dibattito sul budget militare ha dato i suoi frutti. Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha spiegato che i Paesi membri hanno aumentato complessivamente di 130 miliardi di dollari la spesa per la difesa dal 2016. Un numero che aumenterà a 400 miliardi di dollari nel 2024.
La Turchia ha aperto un caso diplomatico minacciando di non appoggiare il piano difensivo Nato nei Balcani e in Polonia se l’Alleanza non aiuta l’esercito turco a combattere contro i curdi in Siria nord-orientale.
Sulla Russia accordo unanime nel ritenere che è una minaccia su alcune questione ma può essere un partner importante su altre. Non è così per la Cina. Per la prima volta, la Nato ha considerato allarmante la Cina. La crescente ascesa di Pechino sullo scacchiere internazionale obbliga l’alleanza militare a riflettere sui rischi che ne conseguono. La recente esibizione di missili e l’imponenza tecnologica inquietano i leader atlantici.
In particolare è Washington a soffrire maggiormente dell’espansionismo cinese. Il governo di Pechino ha investito oltre 80 miliardi di euro tra il 2012 e il 2017 per la “conquista” dell’Artico, mentre l’influenza cinese si sta espandendo in Africa e America Latina. Inoltre, l’Unione Europea costituisce la prima destinazione per le merci cinesi.