Cosa ci dicono le elezioni in Iraq

La coalizione dell’Imam sciita Moqtada al Sadr vince le elezioni nel Paese. Indietro il partito del premier uscente Al-Abadi. Una riflessione su cosa ci dicono i risultati


Le elezioni politiche in Iraq premiano la coalizione composta dalle forze dell’imam sciita Moqtada al-Sadr e dai comunisti. Dietro di loro c’è al-Fatah, il gruppo delle milizie sciite filo-iraniane di Hadi al-Ameri. Si piazza terza la forza del premier uscente Haidar al-Abadi con la sua coalizione Al-Nasr. Infine, la coalizione pro-Iran dell’ex-premier Nouri Al-Maliki e il partito curdo di Massoud Barzani.
Nell’Iraq del dopo Isis prevale quindi la linea nazionalista di al-Sadr. L’Imam di Sadr City ha rotto da tempo i rapporti con l’Iran e neppure è amico degli Stati Uniti. Al-Sadr è riuscito nell’impresa di prendere voti anche da una parte di sunniti. La sua campagna elettorale ha puntato tutto sul fatto che deve essere l’Iraq a decidere per l’Iraq. Senza interferenze esterne.
La vittoria dell’Imam al-Sadr è una sconfitta per iraniani e americani. Le forze sostenute da Washington e Teheran sono state sconfitte. Un chiaro segnale di una volontà popolare che non vuole più intrusi.


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Chi è Moqtada al-Sadr

L’Imam sciita con il suo esercito ha guidato dal 2003 e per otto anni la guerriglia contro gli Stati Uniti. Nel 2011, al-Sadr pensò che fosse venuto il suo momento per guidare il Paese. Fu dopo il ritiro dei militari Usa voluto da Barack Obama. Al-Sadr però non ce la fece. Gli Stati Uniti non lo sostennero e gli iraniani non si fidavano di lui. Teheran preferì mettere al suo posto al-Maliki, che divenne il nuovo premier.
Al Maliki dopo quattro anni è stato travolto politicamente dalla minaccia dell’Isis. Fu sostituito da al-Abadi, appoggiato dagli Stati Uniti. Nel frattempo, al-Sadr dava un contributo notevole per combattere lo Stato Islamico. Le sue milizie, Hashd al-Shaabi, hanno avuto un ruolo centrale nella sconfitta del Califfato. Più di quello avuto dall’esercito di Baghdad e da al-Ameri, uomo vicinissimo a Teheran e capo dei combattenti filo-iraniani.

La strada per Riad

Inviso dunque a Washington, al-Sadr si è anche scontrato nella città di Qom con Qassem Suleimani, il capo dei Pasdaran operativi in Iraq. Per uscire dall’isolamento in cui lo stavano spingendo Usa e Iran, Al-Sadr ha tirato fuori l’asso dalla manica: un viaggio a Riad dove ha incontrato il principe saudita Mohammed bin Salman, diventando il suo interlocutore più importante. Grazie ai finanziamenti sauditi, al-Sadr ha potuto formare la coalizione “In marcia per le riforme”, che ha vinto le elezioni. Il voto sunnita, influenzato dall’Arabia Saudita, lo ha aiutato oltre ai soldi dello sceicco di Riad.
Il parlamento iracheno ha 329 seggi. Al-Sadr potrebbe diventare il premier. Per l’Iman sarebbe una rivincita notevole dopo che il padre, un religioso, venne ucciso nel 1999 dagli uomini di Saddam Hussein che lo torturarono a morte dopo avere violentato davanti ai suoi occhi la sorella.
L’Iraq dunque sarà in mano agli sciiti. L’Iran però non deve illudersi. Perché in Iraq l’ayatollah sciita è Ali Sistani, che da anni predica la via dell’equidistanza tra Usa e Iran. La strategia geopolitica irachena cambierà presto e non sarà più facile per Washington e Teheran cercare di mettere le mani su Baghdad.
 

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