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Crisi Corea: il conflitto è possibile

Crisi di Corea il conflitto è possibile

Crisi di Corea il conflitto è possibile

Corea del Nord verso sesto test nucleare. Bombardieri Usa si esercitano nel Sud. Il Giappone aumenta del 2,5% il budget militare. Verso la guerra nella penisola coreana?

Il lancio del missile a medio raggio della Corea del Nord lo scorso 29 agosto ha accelerato la crisi in corso nella penisola coreana. Il missile ha sorvolato il Giappone cadendo al largo di Hokkaido e innalzando ancora di più la tensione nervosa.

Secondo il vice-ministro della difesa sudcoreano, Suh Choo-suk, Pyongyang ha in serbo un nuovo test nucleare, il sesto dall’avvio del programma nucleare nordcoreano. La comunicazione è avvenuta durante un’audizione parlamentare, occasione per lanciare l’allerta al Paese.

Per dare un’idea della crisi di nervi in corso, il Ministro della Difesa giapponese ha chiesto di aumentare le risorse militari a bilancio. E’ stato chiesto un incremento del 2,5%, circa 5200 miliardi di yen (40 miliardi di euro).

L’aumento della spesa militare a bilancio serve per acquistare missili intercettori terra-aria e sistemi navali di contraerea. Ora la parola spetta al Parlamento di Tokyo, che se approva sarebbe il sesto aumento di budget militare dell’era del presidente Abe. Facile prevedere il via libera dell’assemblea legislativa, sottoposta al pressing psicologico del missile nordcoreano che è passato sopra il Giappone.

Il 29 agosto i giapponesi si sono svegliati con un messaggio di allarme ricevuto sugli smart-phone che avvertiva del missile lanciato da Pyongyang e poi caduto al largo dell’isola giapponese di Kokkaido.

Intanto, gli Stati Uniti hanno lanciato esercitazioni militari nella Corea del Sud insieme all’esercito di Seul. Caccia bombardieri americani hanno sganciato ordigni lungo la costa, mentre jet militari sudcoreani hanno sganciato otto bombe verso la costa nordcoreana come segnale di reazione militare.

Dopo l’ultimo lancio del missile nordcoreano, il Consiglio di Sicurezza Onu si è limitato a prendere una posizione di condanna verso Pyongyang senza inasprire le sanzioni. Di fatto, si tratta di una vittoria della Russia. Il Ministero degli Esteri di Mosca aveva definito controproducenti ulteriori sanzioni contro la Corea del Nord. Il capo della diplomazia russa, Sergej Lavrov, lo ha spiegato al Segretario di Stato Usa Rex Tillerson in una conversazione telefonica. Per il Cremlino l’unica soluzione è politica e occorre astenersi da ogni passo militare. Il timore, leggendo dietro le parole dei russi, sembra quello della Cina. Cosa farebbe il gigante asiatico nel caso di un conflitto vicino alle porte di casa che vede coinvolti gli Stati Uniti?

Tuttavia un conflitto è possibile. La spirale delle “dichiarazioni di guerra” è già in movimento. Il Giappone ha definito un atto ostile il lancio del missile che è passato sopra le teste di milioni di giapponesi. Tokyo non ha usato l’espressione atto di guerra ma poco ci manca. Trump ha dichiarato due mesi fa che il prossimo test nucleare potrebbe provocare la reazione militare Usa. Kim Jong-un, il presidente nordcoreano che ama giocare alla guerra e pensa di essere in un cartoon della Disney, aveva minacciato di colpire a agosto l’isola di Guam, nel Pacifico. Ha sbagliato evidentemente obiettivo ed è finito al largo del Giappone. La Cina per ora rimane in silenzio e sta pazientemente a guardare gli eventi. Finora ha accettato le sanzioni contro la Corea del Nord e tira le orecchie a Kim, che però non sembra preoccupato dell’irritazione del suo alleato storico. Difficile però pensare che Pechino resterà alla finestra nel caso di un conflitto nel suo cortile di casa.

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