Cop28: i punti chiave dell’accordo di Dubai

Quali sono i punti chiave dell’accordo raggiunto a Dubai nell’ambito di Cop28, la conferenza dell’Onu sul clima?

Il Cop 28 si è concluso con un accordo approvato all’unanimità il 12 dicembre 2023. Nella 28ª Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si è tenuta a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, l’accordo è un passo importante verso la transizione dai combustibili fossili e il raggiungimento delle emissioni zero entro il 2050.

Quali sono i punti chiave dell’accordo?

  1. Il testo invita gli Stati ad “allontanarsi gradualmente dall’uso dei combustibili fossili per la produzione di energia in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico, in modo da raggiungere lo zero netto entro il 2050, in linea con la scienza”. Si riconosce anche l’importanza di sostenere i Paesi in via di sviluppo nella transizione, fornendo loro finanziamenti e tecnologie.
  2. Ciò che è emerso è stato accolto con favore da molti gruppi ambientalisti, che lo hanno definito un “risultato storico”. Tuttavia, alcuni gruppi hanno criticato l’accordo per non essere abbastanza ambizioso e per non fornire sufficienti finanziamenti per i Paesi in via di sviluppo. In particolare,  diversi attivisti, scienziati e paesi vulnerabili giudicano quello raggiunto un passo atteso da tempo e il minimo indispensabile per non gridare al fallimento.
  3. L’accordo è un passo importante, ma è solo un inizio. È necessario che i Paesi aumentino i loro impegni climatici nei prossimi anni per avere una reale possibilità di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius. La COP28 ha concluso la prima valutazione dei progressi compiuti da ciascuno stato verso la riduzione delle emissioni: limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi Celsius (2,7 gradi Fahrenheit) rispetto ai livelli preindustriali.
  4. Il testo di Dubai prevede anche di: “Triplicare la capacità di energia rinnovabile a livello globale e raddoppiare il tasso medio annuo globale di miglioramento dell’efficienza energetica entro il 2030”.

Per l’Ispi, Istituto di studi di politica internazionale, l’intesa di Dubai mette nero su bianco la necessità di abbandonare gradualmente le fonti fossili, ma mancano vincoli e finanziamenti. “Somiglia al noto bicchiere, mezzo pieno o mezzo vuoto, a seconda di come lo si guardi” commenta l’istituto milanese.

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