Xi Jinping mostra i muscoli a parole al congresso del partito comunista cinese. Ma il presidente cinese e Putin sono solo allineati e non alleati.
Il presidente Xi Jinping è intervenuto al Congresso del Partito Comunista Cinese. Nel suo intervento ha fatto intendere che la Cina si prenderà Taiwan con le buone o, se occorre, con le cattive.
Xi detta dunque la linea d’azione di Pechino per i prossimi anni. Segue, in un certo senso, la strategia di Vladimir Putin. Il dittatore russo vuole riprendersi i territori dell’ex-Unione Sovietica e abitati da russi. Xi vuole annettere tutti i territori considerati storicamente “cinesi”. Prima il colpo di mano su Hong Kong, dopo l’annessione di Taiwan.
Putin e Xi sono quindi allineati. Ma non sono, nonostante le apparenze, alleati. Al presidente cinese serve quello russo, e viceversa. Pechino mantiene comunque le distanze da Mosca. Un’alleanza formale metterebbe in crisi i progetti economici cinesi nel mondo. E la Cina non ha bisogno di rimanere isolata. Non può insomma sacrificare la via della Seta e gli investimenti miliardari sull’altare di un patto d’acciao con Putin. Il presidente russo è una figura imbarazzante a livello mondiale. Gli restano pochi alleati.
Xi sa bene questo. Per questo è costretto a muoversi camminando sul tappeto di velluto. Su Taiwan cammina addirittura su un filo appeso sopra il Pacifico. Al minimo errore può precipitare. Per questo sceglie la strada della tensione diplomatica e della provocazione ma si guarda bene per ora dal mettere in atto azioni concrete. Guarda con attenzione agli sviluppi della crisi ucraina e il suo impatto internazionale. Non può permettere alla Cina di fare la fine della Russia. Forse questo è l’unico freno a un’offensiva cinese su Taiwan.