Congo in rivolta contro Kabila

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C’è anche la Chiesa Cattolica ad appoggiare i manifestanti nella Repubblica Democratica del Congo che si stanno opponendo al progetto governativo di far slittare le elezioni presidenziali nel Paese. La protesta è cominciata nelle strade della capitale Kinshasa dando luogo a scontri violenti che hanno provocato nella giornata di oggi 11 morti. Sotto accusa è il presidente Joseph Kabila, figlio dell’ex presidente Laurent assassinato nel 2001, salito al potere subito dopo la morte del padre e rieletto per un secondo mandato nelle elezioni del 2011. Ora Kabila non può ricandidarsi perché la Costituzione vieta più di due mandati. Così, per prendere tempo, il governo ha progettato di indire le elezioni dopo la conclusione del censimento. Le opposizioni a Kabila hanno attaccato accusando il governo di voler rimanere aggrappato al potere con l’escamotage del censimento. Il governo si difende sostenendo che il censimento è importante proprio per garantire elezioni libere. Intanto, Radio France International, il palinsesto più importante del Congo, è stata chiusa e lungo le strade, racconta la BBC, gli scontri hanno lasciato il segno: vetri frantumati, case e negozi incendiati, tracce di pallottole usate dalla polizia. La Chiesa Cattolica ha deciso per sicurezza di chiudere le sue scuole e ha invitato i manifestanti a mettere in atto forme di opposizione pacifica. In Parlamento prosegue il dibattito per l’introduzione del censimento. Sarebbe il primo per la Repubblica Democratica del Congo, ex Zaire, dall’indipendenza dal Belgio nel 1960.

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