Il problema israeliano in Siria si chiama Iran. Tel Aviv teme la presenza di Teheran vicino ai suoi confini
La neutralità di Israele in Siria è stata solo apparente. Quando nel 2011 scoppiò la crisi siriana, il governo di Tel Aviv si è mantenuto neutrale. L’esercito israeliano è stato per lo più impiegato a mettere in sicurezza il proprio confine con la Siria.
Questa posizione è pian piano cambiata a seguito del progressivo coinvolgimento in Siria di Hezbollah, il movimento sciita libanese molto vicino all’Iran, A segnare il cambio di rotta a Tel Aviv è stato però anche il cambio degli equilibri internazionali in Siria. In particolare, la formazione dell’asse Mosca-Teheran-Damasco.
Da qui in poi, Israele ha aumentato il suo coinvolgimento. Da un lato è rimasta formalmente neutrale. Dall’altro, ha lanciato una serie di raid aerei mirati che hanno colpito mezzi, armi o agenti di Hezbollah. E colpire Hezbollah significa colpire anche l’Iran.
Per garantire la propria sicurezza lungo la frontiera siriana, Tel Aviv ha creato una zona cuscinetto lunga 20 km dal confine dentro il territorio siriano. E’ un’area attualmente sotto il controllo dei ribelli. Obiettivo per Israele è di impedire che soldati dell’Iran o miliziani filo-iraniani, come per esempio Hezbollah, occupino territori troppo vicini al confine da cui possono condurre attacchi contro il territorio israeliano.
Le linee rosse israeliane
Gli israeliani hanno tracciato le loro linee rosse, che si possono così riassumere:
- nessuna base militare iraniana lungo le coste siriane. Il timore è che siano usate da sottomarini iraniani per colpire la costa di Israele;
- nessuna base militare permanente in Siria;
- nessun aeroporto o base aerea in Siria accessibile all’Iran. Teheran potrebbe utilizzarle per rifornimenti di armi e munizioni;
- nessuna costruzione di fabbriche di armi o missili di Hezbollah in Siria e Libano.
Queste linee rosse spiegano il perché delle incursioni israeliane in territorio siriano. In questi anni lesercito e aviazione israeliana hanno condotto autonomamente numerose operazioni in Siria, contro impianti e strutture riconducibili all’Iran o a Hezbollah. Anche di recente inserendosi nella crisi internazionale che ha portato all’attacco militare del 14 aprile.