Sono 200 i Paesi che hanno detto sì all’accordo per la riduzione dei gas serra raggiunto a Kigali, Ruanda, il 15 ottobre. Nel mirino ci sono gli idrofluorocarburi, che saranno ridotti in mezzo secolo tra l’80% e l’85%.

Circa 200 Stati, praticamente quelli di tutto il mondo, hanno concluso il 15 ottobre a Kigali, capitale del Ruanda, un accordo internazionale per ridurre in cinquant’anni gli idrofluorocarburi (Hfc). Si tratta di potenti gas serra molto utilizzati nell’industria della refrigerazione.Gli Hfc hanno cominciato a essere usati negli anni ’90 del XX secolo in sostituzione dei gas pericolosi per lo strato di Ozono.
L’accordo sui gas serra di Kigali prevede un impegno da parte dei Paesi a ridurre a livello globale gli Hfc di una quantità tra l’80% e l’85% in mezzo secolo. A tagliare l’utilizzo degli Hfc cominceranno i Paesi sviluppati nel 2019, prima di tutti gli altri.
L’accordo sulla riduzione degli idrofluorocarburi è un emendamento al Protocollo di Montreal del 1987. Il patto impegnò numerosi Paesi a evitare il deterioramento dello strato di Ozono nell’atmosfera. Gli Stati si accordarono nel limitare i clorofluorocarburi usati nell’industria di refrigerazione perché mettevano in pericolo lo strato di Ozono. I produttori di frigoriferi e aria condizionata passarono all’uso degli Hfc, considerati non dannosi per l’atmosfera.
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Questi gas serra però si sono nel frattempo rivelati pericolosi per il riscaldamento globale. Gli Hfc rimangono nell’atmosfera per un periodo tra i 5 e i 10 anni, contribuendo a aumentare il riscaldamento globale. Gli scienziati ritengono che la loro riduzione avrà effetti immediati sull’abbassamento della temperatura temperatura globale.
L‘Unep, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, ha calcolato che l’accordo sul clima raggiunto in Ruanda avrà diminuito alla fine del secolo la temperatura globale di 0,5 gradi centigradi. Secondo l’Agenzia Onu, gli Hfc aumentano la loro presenza nell’atmosfera a un ritmo del 10%, per cui occorre mettere un freno.
La Fondazione Europea sul clima ha scritto che l’emendamento al Protocollo di Montreal, cioè l’accordo di Kigali, avrà un effetto sul riscaldamento globale equivalente a quello che produrrebbe l’eliminazione di 500 milioni di auto dalle strade del mondo o la chiusura di metà degli impianti ancora a carbone della Cina.
Come ogni accordo sul clima si è verificata la contrapposizione tra Paesi in via di sviluppo e Paesi sviluppati. I primi accusano sempre i secondi di avere contaminato maggiormente l’atmosfera e il clima essendo partiti secoli prima con l’industrializzazione. Di conseguenza il calendario per la riduzione degli Hfc è stato programmato diversamente per tre gruppi di Paesi.
Il primo gruppo è quello dei Paesi industrializzati. Questi cominceranno a ridurre gli Hfc a partire dal 2019. Inizieranno con una diminuzione del 10% rispetto al periodo di riferimento 2011-2013. Entro il 2036 dovranno avere raggiunto l’obiettivo dell’85% di abbattimento.
Il secondo gruppo comprende i Paesi in via di sviluppo come la Cina e altri Stati “inquinanti”. Per loro la riduzione degli Hfc comincia nel 2029 con un taglio del 10% rispetto al periodo 2020-2022. Entro il 2045 devono raggiungere l’obiettivo dell’80% di diminuzione dei gas.
Il terzo gruppo include l’India e alcuni Paesi arabi come l’Iran e l’Iraq. Questo gruppo inizia a tagliare gli Hfc nel 2032 del 10% rispetto al periodo 2024-26. Obiettivo finale nel 2046 con una riduzione dell’85%.
L’accordo sui gas serra in Ruanda prevede anche la creazione di un fondo per sostenere le riduzioni progressive di Hfc.