Donald Trump è il 45° presidente degli Stati Uniti. Come sarà la politica estera Usa negli anni che verranno? Ecco cinque cose da sapere sulla politica internazionale al tempo di Trump.

Come sarà la politica estera del neo-presidente Donald Trump? Nella campagna elettorale e nei dibattiti presidenziali, il candidato repubblicano non ha parlato molto di politica estera. Allo stesso modo ha fatto Hillary Clinton.
Nonostante questo proviamo a riassumere in cinque punti quello che sarà il nuovo approccio americano nelle relazioni internazionali all’indomani del successo elettorale di Donald Trump.
Ecco le cinque cose da sapere sulla politica estera di Trump.
- Russia. La tensione tra Stati Uniti e Russia ha toccato livelli alti negli ultimi anni. Donald Trump non ha mai fatto mistero della sua simpatia verso Vladimir Putin e la politica russa. Lo stesso Putin ha fatto intendere in più occasioni di sostenere Trump. Probabile che le relazioni Usa Russia migliorino. Molto dipenderà dalla volontà di Trump e Putin a trovare la convergenza politica su Ucraina, Europa dell’Est, rapporti con la Nato, Medio Oriente e Siria.
- Nato. Donald Trump ha detto in campagna elettorale che gli alleati nella Nato devono onorare i loro impegni economici perché gli Stati Uniti non possono sostenere da soli i costi economici e militari dell’alleanza. E’ però improbabile che Trump riduca l’impegno Usa dentro l’alleanza militare. Più possibile il maggior impegno della diplomazia americana nelle zone di crisi in modo da diminuire automaticamente le necessità di intervento. Priorità per la politica estera di Trump potrebbe essere la normalizzazione delle relazioni con la Russia.
- Israele. I media internazionali hanno scritto che con l’elezione di Trump il processo di pace tra israeliani e palestinesi è morto. Donald Trump è legato alla potente lobby israeliana Aipac, la stessa dove è andato a parlare il premier Benjamin Netanyahu durante la campagna elettorale israeliana. Tuttavia da qui a distruggere il processo di pace ne passa. Non ci sono riusciti né Sharon né Bush jr. E Trump non sembra una riproposizione di Bush, piuttosto è più vicino a Ronald Reagan. Proprio come Reagan è in grado di comprendere le dinamiche e l’importanza degli equilibri politici e internazionali. E’ probabile che, a differenza degli anni di Obama, con Trump venga rilanciato il processo di pace. Magari in modo diverso, ma le condizioni per farlo ci sono. Il magnate americano ha un rapporto migliore con Netanyahu rispetto a Obama e può muoversi più liberamente, senza i lacci che di solito legano le amministrazioni democratiche spesso imbrigliate nella morsa del sostenere gli israeliani senza deludere le aspettative arabe.
- Europa. Nel vecchio continente Trump potrebbe trovare la convergenza economica sull’austerity. Il neo presidente non è fautore dell’aumento della spesa pubblica, il neokeysianesimo di Obama per intenderci. Sostiene i tagli alla spesa e allo stato sociale in un’ottica di puro liberismo e assenza dello Stato nel mercato. Certo non avrà Trump i problemi dei parametri di Maastricht e dei patti di stabilità che tengono in piedi la moneta unica. Tuttavia, la sua vision potrebbe coincidere molto con quella di Angela Merkel, nonostante siano suoi sostenitori movimenti antieuropeisti della Francia o Gran Bretagna.
- Cina. Cosa pensi Trump della Cina è difficile dirlo. A lui si presenteranno le stesse prospettive di Obama: contenere il gigante cinese che si fa strada come attore importante nel nuovo sistema internazionale policentrico. Dalla crisi del Mar Cinese Meridionale al tema degli scambi economici e finanziari, Trump dovrà mettere in atto una politica globale a 360°.
Certo il 45° presidente americano avrà altri grattacapi internazionali da affrontare. Il nuovo equilibrio internazionale sempre più policentrico e meno a egemonia americana, il continente africano, le tensioni in Asia e la questione nordcoreana, i rapporti con l’America Latina e il centro-america. Molto dipenderà dalla scelta del Segretario di Stato che lo affiancherà sulla politica estera. Azzardiamo un nome: il ritorno di Condoleeza Rice.