Un raid di droni a Isfahan ha provato a distruggere un’industria bellica iraniana. Chi c’è dietro l’attacco al centro militare dell’Iran?
Il raid di Isfahan è legato a gruppi del Kurdistan iracheno. Lo scrive Agenzia Nova citando il sito filogovernativo di informazione iraniano “Nour News”. I componenti dei droni usati nell’attacco sarebbero giunti passando per una “delle vie inaccessibili del nord-est e successivamente consegnato al servizio di collegamento in una città di confine”.
La notte del 28 gennaio (alle 21 ore italiane) diversi droni hanno attaccato un centro militare iraniano a Isfahan, nel zona centrale del Paese. L’obiettivo era colpire l’industria di produzione bellica all’interno dell’impianto militare. Secondo il Ministero della Difesa di Teheran non ci sono state vittime né danni e le attività produttive sono continuate. I social media però hanno pubblicato immagini di esplosioni e danni alla struttura con i Vigili del Fuoco sul posto per spegnere gli incendi.
Uno dei droni è stato abbattuto dalla contraerea iraniana. Il regime di Teheran ha accusato i “nemici dello Stato”, riferendosi implicitamente ai movimenti che in questi mesi hanno protestato con forza contro gli Ayatollah e il sistema iraniano. Una novità è arrivata dall’emittente Al-Arabija, che cita anche fonti.
Secondo il network arabo dietro l’attacco dei droni ci sarebbero gli Stati Uniti e “un altro Paese”, che non è Israele ha precisato Al-Arabija. Qual è questo Paese? E dal Pentagono cosa dicono?
Non ci sono ancora elementi per tirare le somme ma un ragionamento possiamo farlo. Partiamo dalle considerazioni fatte da Mikhaylo Podolyak, consigliere del presidente ucraino. Nel suo tweet ha ricordato la produzione di droni e missili forniti dall’Iran alla Russia e le raffinerie di petrolio. Ha concluso che “la logica della guerra è inesorabile ed omicida” e “presenta il conto in modo rigoroso agli autori e ai complici”.
Se non è Israele, le dichiarazioni di Podolyak farebbero supporre che “l’altro Paese” potrebbe essere l’Ucraina. Sempre ammesso che sia realistico quanto riporta Al-Arabija. Una tesi semplicistica che ha comunque un suo fondamento. Il movente del killer ucraino è la distruzione dei centri di produzione bellica iraniana dove si fabbricano i droni e le armi fornite alla Russia. Difficilmente i servizi di Kiev avrebbero potuto arrivare fino a Teheran senza il supporto di un grande Paese. E qui entrano in gioco gli Stati Uniti. Oppure Israele come sostiene il Wall Street Journal.
Il governo iraniano ha cercato di sgonfiare l’importanza dell’attacco gettando le responsabilità sul dissenso interno. Nessun oppositore o organizzazione di protesta interna potrebbe mettere in atto un simile attacco. Quali saranno le prossime mosse iraniane? Dipende se si scoprirà chi ha attaccato il centro militare iraniano a Isfahan.