Notiziario Estero – Cento giorni di governo hanno portato il Brasile in una situazione di crisi. Il governo di Jair Bolsonaro è nel caos.
Dopo cento giorni di governo di Jair Bolsonaro, il Brasile si scopre messo peggio di prima. Il caos all’interno della gestione del potere brasiliano è evidente. In tre mesi, il presidente dell’ultradestra brasiliana ha:
- destituito due ministri;
- provocato indignazione dentro e fuori il Paese per avere incoraggiato l’esercito a celebrare l’anniversario del colpo di Stato del 1964;
- dichiarato nella visita in Israele che il nazismo è stato un movimento di sinistra;
- causato profonde divisioni dentro il suo governo.
A questo va aggiunto che lo stato di salute dell’economia più forte del Sud-America continua a peggiorare, l’opposizione è scomparsa e il presidente sta facendo di tutto per erodere la credibilità della stampa.
Le principali difficoltà arrivano per lui dentro un Parlamento atomizzato. Bolsonaro ha solo 54 deputati su 513. Gli serve dunque cercare i voti per fare passare i suoi due grandi progetti: la legge di riforma del sistema pensionistico (ormai diventato insostenibile) e quella per combattere il crimine e la corruzione. Due progetti su cui Bolsonaro ha vinto le elezioni e sui quali si gioca tutto.
Il solo punto di forza del presidente brasiliano è costituito dalle sue amicizie internazionali. In questi mesi ha saputo creare una rete di contatti e “Paesi amici” giocando sulla vicinanza tra Stati di destra. In particolare, ha buoni rapporti don Donald Trump ma anche con alcuni leader europei (come l’italiano Salvini o l’ungherese Orban). Rimane fredda la relazione con Benjamin Netanyahu dopo la dichiarazione sui nazisti di sinistra dei giorni scorsi.
Tuttavia, i circoli internazionali possono aiutarlo poco in una questione tutta interna come quella delle pensioni o della sicurezza. Spetterà alla capacità del leader brasiliano capire come cucire una nuova maggioranza dentro il Parlamento e trovare la forza politica per mandare avanti i suoi progetti di legge.