Come scivolarono gli Stati Uniti nel secondo conflitto mondiale? Perché dal 1938 la politica Usa è passata dall’isolazionismo all’interventismo?
Nel suo studio sulla politica estera americana, lo storico Stephen E. Ambrose ricorda che Franklin Delano Roosevelt non era un pacifista ma neppure un militarista (Rise to Globalism, Penguin Book New York 1997, pg 2). In più occasioni, il presidente americano ha dichiarato di “odiare la guerra”.
Nel 1938 gli Stati Uniti erano interessati a mantenere lo Status Quo. Lo facevano a parole con dichiarazioni vaghe. Nei fatti, Roosevelt, il suo segretario di Stato Cordell Hull e la maggioranza degli americani non volevano il dominio tedesco in Europa e quello giapponese in Asia. Ma non erano disponibili a fare molto per fermare i rischi di dominazione.
Nel marzo del 1939 Adolf Hitler invade la Cecoslovacchia. Roosevelt non sostiene una risoluzione del Senato Usa che sospendeva l’embargo sulle armi (che scattava in caso di guerra in base ad alcune leggi sulla neutralità approvate a metà degli anni ’30) e consentiva alle industrie americane di vendere prodotti bellici a Francia e Gran Bretagna con la regola del cash-and-carry (paga e porta via). Questa decisione del presidente degli Stati Uniti convinse però Hitler che nel futuro immediato non aveva niente da temere dall’altra parte dell’Oceano.
Il 23 agosto 1939 Hitler annunciò la firma del patto Nazi-Sovietico che spartiva la Polonia tra tedeschi e russi e allontanava in Germania l’incubo di condurre una guerra su due fronti. Il 1 settembre 1939 Hitler invade la Polonia e due giorni dopo Francia e Gran Bretagna dichiarano guerra alla Germania. La seconda guerra mondiale era iniziata.
Questa serie di eventi europei divise gli Stati Uniti in neutralisti e interventisti. I primi rifiutavano la prospettiva di dare supporto alle democrazie europee. Temevano che qualunque forma di alleanza avrebbe trascinato gli Usa in una guerra come era successo nel 1917. I secondi chiedevano di abbandonare la neutralità e dare a Francia e Gran Bretagna il supporto necessario. Cosa fece Roosevelt? Il presidente mantenne una posizione di equilibrio, oggi diremmo equidistanza, tra i due fronti interni. Intervenne al Congresso dichiarando per quattro volte che la sua politica era di tenere l’America fuori dalla guerra. Chiese all’Assemblea di sospendere l’embargo sulle armi e approvare la legge cash-and-carry. Il Congresso approvò la proposta a novembre 1939.
La legge cash-and-carry fu l’origine degli eventi successivi. Il sistema del “paga e prendi” allineò gli Stati Uniti con le democrazie occidentali, potenziò l’amicizia tra Europa occidentale e Usa, lanciò un segnale importante: l’America avrebbe resistito a qualsiasi tentativo di stravolgere l’equilibrio di potenza in Europa. Ma diceva anche che gli Stati Uniti non erano così volenterosi di pagare un prezzo troppo alto per combattere i nazisti. Perché l’America forniva armi all’Europa occidentale finché le democrazie andassero a prenderle per portarle in Europa.
Torniamo a Roosevelt. Cosa fa cambiare idea al presidente americano? Nel 1938 non sostenne la risoluzione del Senato per la sospensione dell’embargo sulle armi e il via libera a vendere forniture militari in Europa. Nel 1939 cambia posizione. Sicuramente ha influito la successione degli eventi. Conferenza di Monaco sulla Cecoslovacchia, patto Ribbentropp-Molotov (il patto nazi-sovietico), attacco alla Polonia.
A fare cambiare idea a Roosevelt contribuì anche Albert Einstein. Il fisico, già di fama mondiale, ebreo fuggito dai nazisti, avvertì il presidente che la Germania stava lavorando a un progetto per trasformare l’energia atomica in una bomba. Il messaggio che Einstein fece pervenire a Roosevelt colpì molto il presidente. Se Hitler fosse entrato in possesso della bomba atomica, si sarebbe impadronito dell’Europa. Si convinse quindi a creare un gruppo di lavoro ristretto con i suoi collaboratori e i leader più importanti del Congresso. Il team diede avvio al Progetto Manhattan, segretissimo, per sviluppare una bomba atomica prima che la costruisse Hitler. Il riserbo fu tale che molti rappresentanti del Congresso non avevano idea di dove finissero una parte dei fondi che approvavano con il bilancio.
Nonostante gli eventi di guerra e la corsa alla bomba atomica, l’America continuò a dare l’impressione a Hitler di non volere un coinvolgimento in Europa. Dopo l’invasione della Polonia, la guerra entrò in una fase di stallo. Il presidente americano ritenne che non c’erano condizioni da dovere aumentare di molto l’esercito regolare. Propose al Senato di passare da 210.000 soldati a 217.000 e chiese un budget di 853 milioni di dollari. Il Senato tagliò del 10%, dimostrando di essere in linea con il presidente sulle necessità militari.
Anche l’offensiva tedesca nella primavera del 1940 ebbe una risposta pacata dagli americani. Il presidente Usa propose di portare il numero dei soldati a 255.000. Il Congresso li aumentò fino a 375.000 dopo avere ascoltato il generale George Marshall, capo di stato maggiore dell’esercito.
Intanto, i nazisti avanzavano in Europa. Winston Churchill, da poco primo ministro, chiese agli americani cacciatorpedinieri nella prospettiva che la caduta della Francia fosse imminente. Anche Paul Reynaud chiese il supporto americano dopo il 10 giugno 1940. Roosevelt rifiutò. La caduta della Francia aprì una situazione nuova. Ora Roosevelt si trovava davanti alla prospettiva rischiosa di una caduta anche della Gran Bretagna e di Hitler dominatore dell’Europa. L’isolazionismo diventava adesso un ostacolo.
Nel frattempo si consumava nell’estate del 1940 una frattura tra il Dipartimento della Guerra e la Casa Bianca. Il primo era influenzato dal generale Marshall. Riteneva che l’unico modo per battere Hitler fosse combattere contro i nazisti e sconfiggerli in Europa nord occidentale. Per fare questo, Marshall chiedeva un esercito di massa. Il che significava introdurre la coscrizione obbligatoria. Franklin Roosevelt era in quei giorni in campagna elettorale per il terzo mandato da presidente. Non era naturalmente favorevole a aprire un dibattito su una legge di coscrizione militare.
Un passo importante lo fece ancora una volta il Congresso. Due repubblicani, Henry L. Stimson e Elihu Root, persuasero il Congresso a promuovere un progetto di legge di coscrizione selettiva in entrambi i rami del Parlamento. Ad agosto 1940 il Congresso autorizzò Roosevelt a richiamare la Guardia Nazionale e altri riservisti per un anno di servizio militare con la limitazione che sarebbero stati impiegati solo nell’emisfero occidentale.
Nel novembre 1940 Roosevelt vinse le elezioni. Churchill chiese di nuovo aiuto e lamentò che i fondi del Paese si stavano esaurendo. Quindi il sistema cash-and-carry non era più sufficiente. Il presidente Usa convocò la stampa e annunciò che la difesa della Gran Bretagna era la migliore difesa per gli Stati Uniti. Dopo di che decise di passare al sistema lend and lease, la legge affitti e prestiti. Gli Stati Uniti decidevano quindi di affittare o prestare alla Gran Bretagna le risorse di cui avevano bisogno. La legge fece infuriare gli isolazionisti. Vedevano nel lend and lease un mezzo che avrebbe trascinato gli Usa nella guerra. Così fu.